Quando il calcio era nell’epoca pionieristica, erano gli studenti e far crescere il movimento, ovvero il gioco del football era legato alla cultura ed all’identità, espresse sul campo e dietro la scrivania, per organizzare la vita del club che costituiva evento sociale di comunità. Ed uno degli eroi di quel movimento fu Willem Hesselink.
Hesselink nacque l’8 febbraio 1878 ad Arnhem, in Olanda. A 12 anni iniziò a giocare a calcio, sport che iniziava a diventare fenomeno di massa. Solo due anni dopo, fu tra i fondatori del Vitesse Arnhem, compagine tuttora ai vertici del calcio olandese. Ma sul campo il giovincello esprimeva il suo talento, facendosi notare per il tiro potente, tanto da venire soprannominato Het Kanon, “Il Cannone’. Alcune leggende parlavano addirittura che alcune sue bordate abbiano rotto diversi polsi di portieri che osavano opporsi alle sue bordate.
Ed il Cannone non amava solo il pallone, ma si dilettava, con sucesso anche sulle piste d’atletica, praticando il salto in lungo ed i 1500 metri, specialità in cui divenne anche campione nazionale. Inoltre nel salto in lungo stabilì il primato che venne battuto in Olanda soltanto nel 1910. Con il Vitesse inoltre si aggiudicò il titolo nazionale nel tiro alla fune.
A 24 anni però lasciò il paese natio e si mosse in direzione Monaco di Baviera, per frequentare l’Università. Ed una delle prime cose fu di unirsi ad una compagine calcistica locale, non una fra le tante, bensì il Bayern.
Ed il suo ingresso fra i bavaresi non fu in punta di piedi: nel 1903 era sia giocatore che allenatore. E poco dopo compì il triplete, venendo eletto presidente del Bayern, “impresa” riuscita a Franz Beckenbauer.
Nel 1905, Hesselink fece il suo debutto anche in nazionale Orange, prima partita casalinga anche per la compagine dei Paesi Bassi a Rotterdam, terminata con un roboante successo per 4-0 contro il Belgio, bagnandolo anche con la prima rete del match. Non tralasciava nemmeno lo studio, laureandosi in chimica degli alimenti, prestando particolare attenzione al vino della regione spagnola del Duero. E non pago, conseguì il magistero anche in filosofia.
Nel 1906 lasciò la Germania per fare ritorno in patria, dove aprì un laboratorio forense, diventando uno dei pionieri europei nell’applicazione della scienza alle investigazioni criminali, venendo chiamato ad indagare in numerosi episodi di omicidio, avendo fama di essere esperto nell’analisi del sangue e dei ritrovamenti biologici.
Tornò a vestire la maglia del Vitesse, rimanendoci fino al 1915, diventando poi allenatore, poi tesoriere ed infine presidente del club, ripetendo così la storia fatta al Bayern. Morirà a 95 anni, il 15 dicembre 1973 a Bennekom, in Olanda.