Sim Bhullar: il gigante indiano che apparve in NBA

La storia di Sim Bhullar è una delle più brevi tra i giganti della NBA, dal momento che ha giocato solo 3 partite nel campionato statunitense con i Sacramento Kings. In effetti, la sua eredità statistica nella NBA si riduce a un singolo canestro in una partita contro gli Utah Jazz l’8 aprile 2015.

In nessuna delle sue tre apparizioni in NBA ha superato il minuto e mezzo di gioco, il che dimostra che la sua presenza nei Kings non era proprio quella di essere un giocatore con grandi aspettative sportive, il che è sicuramente fuorviante, dal momento che almeno Sim Bhullar ha provato e superato il programma sportivo dell’Università del New Mexico con numeri non trascurabili.

Nelle 65 partite giocate in NCAA I con il New Mexico, tenne una media di 10,2 punti, 7,2 rimbalzi e 2,86 stoppate a partita, ma quelle cifre, insieme ai suoi 226 centimetri, non lo hanno aiutato a essere arruolato nel 2014.

Giorni dopo la delusione per non essere stato scelto nella prestigiosa notte del draft, i Sacramento Kings gli offrirono l’opportunità di far parte della loro squadra, ma alla fine venne retrocesso a giocare per la squadra affiliata dei Kings nella Development League, i Reno Bighorns. (attualmente gli Stockton Kings).

In quella stagione Sim Bhullar venne nominato nella All-Defensive Second Team della Development League con una media di 10,3 punti, 8,8 rimbalzi e 3,9 stoppate e anche un membro della terza squadra dei Rookies.

La cosa più importante delle sue cifre gara è che tenne una percentuale di realizzazione del 72,7% nei 25,3 minuti di gioco.

Il suo gioco efficace non è passato inosservato alla squadra madre e i Sacramento Kings gli diedero la possibilità di un contratto di 10 giorni a partire dal 2 aprile 2015, con la quale è diventato il primo giocatore di origine indiana a giocare nella NBA, di conseguenza, uno dei giocatori più alti nella storia del torneo.

Dopo le tre partite alla fine di quella stagione 2014-2015, i Kings lo tagliarono e Bhullar tornò nella lega di sviluppo la stagione successiva, questa volta ai Raptors 905, da dove non giocò mai più in NBA e finì per emigrare nel campionato cinese della CBA.

L’eccezionale statura di Sim Bhullar non compensava il suo sovrappeso e la sua lentezza nel gioco, caratteristiche che lo hanno condannato a giocare in un campionato fisicamente impegnativo come l’NBA.

La storia sportiva ufficiale del colosso canadese di origine indiana finisce qui, ma c’è un’altra storia di cosa sia realmente accaduto con Sim Bhullar e del suo vero arrivo in NBA.

Si dice che il fatto che il principale proprietario della squadra di Sacramento fosse l’imprenditore indiano Vivek Yeshwant Ranadivé, Vivek Ranadivé per il grande pubblico, sia stato determinante per l’interesse di acquisirne le prestazioni.

Ranadivé ha una storia curiosa, da quando è stato proprietario dei Golden State Warriors fino al 2013 e vendette la sua quota per acquisire gran parte della partecipazione dei Sacramento Kings a partire dal 2014. La storia di entrambe le squadre a partire da quell’anno attesta che l’operazione Ranadivé  è stata uno dei grandi errori storici dei direttori NBA. Cinque finali e tre campionati NBA per i Warriors del 2014, in cambio di nulla per i Kings, conferma il drammatico errore del proprietario indiano.

Tornando alla storia di Bhullar, sembra molto casuale che la squadra a cui interessava e che esordì il primo giocatore di origine indiana nella storia della NBA, fosse una squadra con un proprietario indiano, ma si sono viste coincidenze anche peggiori.

Sim Bhullar ci ha provato lo stesso a sfondare e si può parlare di lui come di uno dei giganti NBA che ha provato davvero a giocare a basket a livello professionistico e, infatti, dopo il suo breve periodo nella migliore competizione di basket del pianeta, ha continuato a cercare di migliorare e gioca a basket, sia nella lega di sviluppo che in leghe asiatiche come la SBL o la NBL.

Davide Bernasconi

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