Non aver paura a sbagliare un calcio di rigore, cantava Francesco De Gregori. Lo penseranno e lo diranno tanti allenatori quando si arriva alla roulette russa dopo i tempi supplementari per determinare il passaggio di turno o un titolo mondiale.
Ma Fred Pentland non pensò a nessuna di queste cose, ne tanto meno al curioso modo di battere un penalty che Cruyff e Olsen utilizzarono in maglia Ajax negli anni Ottanta e che più recentemente hanno replicato Messi e Suarez in maglia Barcellona.
Pentland, allenatore inglese del Real Oviedo, cominciò ad insegnare ai suoi giocatori a battere dagli undici metri non utilizzando la forza o la tecnica, la freddezza o l’istinto puro: istruì i suoi calciatori a tirare alla cieca.
Dando le spalle alla porta, e dunque senza lasciare intravedere nulla del proprio atteggiamento e sguardo, il tiratore, al fischio dell’arbitro, si girava rapidamente e calciava verso la porta, un vero gesto spettacolare.
Nella stagione 1926, quando il calcio anche in Spagna cominciava a diventare professionistico, venne invitata ad Oviedo, in occasione della Festa di San Matteo e per inaugurare il campo del Teatinos (dal nome del quartiere), la squadra dell’Atletico di Vienna, per la disputa di un doppio incontro amichevole.
Nel primo, i padroni di casa vinsero per 3-1 e la segnatura iniziale avvenne su rigore: Trucha, questo il soprannome di uno dei più calciatori della compagine del Real Oviedo, calciò dal dischetto secondo la modalità che aveva appreso dal suo tecnico. Per il pubblico di allora, la mossa fu decisamente sorprendente mentre il portiere avversario rimase sconcertato.
Il secondo confronto invece fu ancor più ricco di goals: gli austriaci vinsero per 5-2 in um match che potrebbe essere soprannominato la partite dei rigori, dato che il direttore di gare ne decretò ben 5 in totale: due per gli ospiti e tre per i padroni di casa.
Trucha, seguendo ancora il “Metodo Pentland”, realizzò in questa occasione solo un penalty, facendosi parare e respingere dal palo gli altri due.
L’allenatore inglese rimase solo una stagione al Real Oviedo, ma in Spagna era già arrivato nel 1920, chiamato dal Racing Santander. Poi, l’epoca vincente dell’Athletic Bilbao, alternato con due passaggi sulla panchina del Atletico Madrid ed infine, allo scoppio della Guerra Civile, il rientro in patria.