Si chiamava Pedro Bonifacio Suárez Pérez, però era noto più semplicemente come “Arico” Suárez. E’ lui il primo calciatore spagnolo ad aver calcato il terreno della Coppa del Mondo, quattro anni prima di Zamora e compagni in occasione dei Mondiali del 1934.
Nato a Santa Brígida, Gran Canaria, il 5 giugno 1908, lasciò la madrepatria per trasferirsi in Argentina quando era ancora bambino, negli anni in cui l’emigrazione europea verso le terre del Sudamerica era cosa normale.
Nel 1928 Suarez esordì nella serie A argentina con la maglia del Ferro Carril Oeste e l’anno successivo il passaggio al Boca Juniors diede avvio ad una luminosa carriera. Era un centrocampista interno ,definizione del calcio moderno, ma noto soprattutto per l’aggressività tanto che venne ribattezzato simpaticamente “perro de presa” traducibile in “cane da caccia”.
Era giocatore a tutto campo: capace di correre da un lato all’altro, fino a quando non avesse recuperato il pallone dai piedi dell’attaccante avversario. Grazie anche alla sua grinta il Boca vinse ben 5 titoli in 12, prima di lasciare il posto ad un altro idolo della Bombonera Natalio Pescia. Sono rimasti storici i suoi duelli nel derby con il River quando affrontava Carlos Peucelle, attaccante passato alla storia per essere stato il primo acquisto milionario dell’epoca.
Il Primo Mondiale 1930 senza la Spagna ma con uno spagnolo
Sebbene la Spagna fosse già una potenza calcistica, la prima Coppa del Mondo, organizzata in Uruguay nel 1930, non vide la partecipazione degli iberici. Gli storici narrano di difficoltà economiche nell’organizzare la trasferta transoceanica, ma il contributo negativo arrivò comunque dal selezionatore spagnolo José María Mateos che nella relazione tecnica portata alla federazione parlò di compagine non pronta per una rassegna di tale importanza. La cosa parve assurda allora, come oggi, visto che gli iberici potevano contare sul già citato portiere Zamora, Gaspar Rubio, Padrón, Quincoces, Regueiro, Marculeta, Prats, Bosch, Lazcano, Goiburu, grandi calciatori di quell’epoca.
Per Suarez, che era emigrato come tanti dalla Isole Canarie in Argentina, e che aveva da tempo acquisito il doppio passaporto, la convocazione nelll’albiceleste fu solo una formalità. Il 15 luglio 1930 il debutto nel Mondiale contro la Francia, presso il Parque Central in Montevideo, fu vittorioso per 1-0. Tuttavia dovette aspettare la finale per scendere nuovamente in campo: il 30 luglio nello Stadio del Centenario strapieno, i padroni di casa dell’Uruguay batterono l’Argentina per 4-2 alzando al cielo la Prima Coppa del Mondo.

Il ritiro dalla nazionale
In un’epoca in cui le nazionali non riempivano i calendari con i loro impegni, Suarez giocò soltanto 11 partite complessivamente con l’Argentina, lasciandola con i gradi di capitano nel 1934. Proseguì a vestire la maglia gialloblù del Boca, sommando in totale 335 partite ed una sola (!) rete, a cui va aggiunta un’autorete.
A chi gli chiese motivo della sua renitenza al goal, rispose: “Non ero un gran realizzatore. Non sarei mai riuscito a diventarlo. Negli anni in cui giocai con il Boca, ero un calciatore di rendimento. Feci solo due reti. Una a Gualco approfittando di un rimpallo ed una contro il mio portiere Morello nel match contro il Talleres. E fu un golazo. Il povero Morello mi disse: Proprio a me lo dovevi fare” e gli risposi che vuoi che ci faccia? Non vedi che non sono capace di farlo nell’altra porta?”.
Suarez morì a Buenos Aires, all’età di 70 anni, il 18 aprile 1979.