Dal cavallo al ciuccio del Napoli: non è una retrocessione, ma la scelta curiosa del simbolo della squadra di calcio degli azzurri partenopei.
Il primo simbolo del Napoli, stagione 1926-27, non ebbe vita lunga: all’interno di un ovale celeste con i bordi dorati era posizionato un cavallo rampante sopra un pallone, circondato dalle lettere A, C ed N, ovvero le iniziali di Associazione Calcio Napoli.
L’animale era stato scelto in omaggio al simbolo della città stessa e del Regno di Napoli. Tuttavia i pessimi risultati della squadra nella prima stagione, un solo punto ottenuto, fecero optare la dirigenza per la sostituzione immediata.
Ma la stagione sarebbe diventata utile per la nascita del simbolo dell’asinello e del suo legame con il Calcio Napoli. Nel rione Luzzatti, zona orientale della città, tra il 1920-30 era noto un personaggio, don Domenico Ascione (detto Mimì), che si guadagnava il pane raccogliendo fichi di notte e vendendoli il giorno successivo. Gli venne affibbiato il soprannome “Ficuciello” o “Fichella” e si accompagnava ad un asinello, non propriamente in forma che veniva indicato in dialetto napoletano “trentatré chiaje e a coda fraceta”, cioè trentatré piaghe e persino la coda marcia.
Ed i pessimi risultati calcistici del primo anno di Serie A, che guarda caso disputava le sue partite presso lo stadio “Ascarelli” (dal nome del suo fondatore, l’industriale Giorgio Ascarelli) situato nel rione Luzzatti, nella redazione del settimanale satirico napoletano “Vaco ‘e pressa” un giornalista volle creare un’associazione ironica: “Ato ca cavallo sfrenato, a me me pare ‘o ciuccio ‘e fichella, trentatré chiaje e a coda fraceta!”. Ben presto fu realizzata anche una vignetta che ritraeva il povero asinello incerottato, diffusasi in maniera potremmo dire oggi virale.
Ed un ciuccio del Napoli in carne ed ossa debuttò allo stadio, il 23 febbraio 1930 in occasione di un Napoli-Juventus. Sotto due reti a zero, gli azzurri riuscirono a rimontare e a terminare il match in parità sul 2-2 grazie ad una doppietta di Buscaglia. Alla fine dell’incontro un piccolo asinello infiocchettato con un nastro azzurro fu portato in trionfo accompagnato da un cartello con la scritta “Ciuccio fa tu”. Il torneo in quella stagione (1929-30) venne vinto dall’Ambrosiana mentre il Napoli si piazzò al quinto posto. Come non poter ricordare, la scaramanzia nella storia del club partenopeo ebbe da subito un ruolo fondamentale in ogni momento importante.
Il Ciuccio farà la sua comparsa sulla maglia del club soltanto nel corso della stagione 1982-83 con una enne bianca e un asinello stilizzato. Nella foto sotto l’olandese Ruud Krol, la stella della squadra, che in quel torneo concluse soltanto al 10° posto, conquistando una faticosa salvezza al termine di un campionato iniziato con Massimo Giacomini in panchina, sostituito in autunno da Bruno Pesaola coadiuvato da Gennaro Rambone.
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