Mosca 1980: Sukhoruchenkov, il più forte dilettante al mondo

La corsa su strada alle Olimpiadi del 1980 a Mosca, la prima delle due edizioni a cinque cerchi boicottata, sembrò un film già scritto alla partenza. Fu un dominio pressochè incontrastato del ciclista sovietico Sergei Sukhoruchenkov che schiacciò senza mezzi termini i rivali.

Ricordiamo appunto che le Olimpiadi del 1980 furono oggetto di un boicottaggio di oltre sessanta paesi con gli Stati Uniti che guidavano il gruppo. Lo spunto fu l’invasione dell’Afghanistan da parte dell’Unione Sovietica, avvenuta l’anno precedente. Il boicottaggio renderà Mosca 80 l’edizione con il minor numero di paesi partecipanti ai giochi olimpici.

Anche se il ciclismo non venne compromesso come altri sport, atletica leggera e nuoto in primis, significava che non ci sarebbe stata nessuna squadra della Germania Ovest oppure la compagine degli Stati Uniti che avrebbe senza dubbio visto ai nastri di partenza un allora giovanissimo Greg LeMond.

Il chiaro favorito era Sukhoruchenkov. Il ciclista originario di Bryansk era diventato famoso nel 1978 quando vinse i Campionati sovietici, oltre a vincere il Giro di Cuba e il Tour de l’Avenir dove superò Gilbert Glaus e Claude Criquielion.

L’anno seguente, Sukhoruchenkov vinse per la seconda volta la Corsa della Pace, il Giro delle Regioni e il Tour de l’Avenir. Quando si recò alla Milk Race in Gran Bretagna (dove vinse nel 1978 e nel 1980), l’annunciatore di gare David Saunders faticava a pronunciare il suo cognome e gli venne più semplice adottare lo stratagemma di indicare “Super whooping cough”.

Le squadre dell’Unione Sovietica degli anni ’70 e ’80 e le altre nazioni del blocco orientale come la Germania dell’Est e la Polonia erano dominanti nella scena amatoriale e facevano un sol boccone dei ciclisti occidentali, che erano dilettanti, inesperti e più intenti a pensare di passare al professionismo.

Correre poi in patria, non poteva che prevedere unicamente il successo di un sovietico.

Fra i ciclisti che venivano indicati tra i favoriti,  si potevano citare Olaf Ludwig (Germania Est) che aveva vinto quattro tappe della Corsa della Pace all’inizio di quell’estate. Czeslaw Lang (Polonia), che  poi avrebbe corso con Giuseppe Saronni, non solo aveva vinto il Tour di Polonia quell’anno, ma anche due medaglie ai Campionati del Mondo nella 100 Km a squadre, disciplina poi eliminata.

Peter Winnen (Olanda) aveva concluso al secondo posto nella Corsa della Pace di quell’anno, dietro al compagno di squadra di Sukhoruchenkov, Yuri Barinov, ed entrambi erano altamente considerati.

Il francese Marc Madiot aveva vinto la Paris-Roubaix per dilettanti dell’anno precedente mentre un outsider era Stephen Roche che nel 1980 aveva vinto la cronometro Grand Prix de France, oltre alla Paris-Roubaix.

La gara consisteva in 14 giri di un circuito appositamente costruito presso il Centro Olimpico dei sindacati, per 189 chilometri in totale.

Sukhoruchenkov non pareva essere influenzato dall’etichetta di favorito della gara e già al terzo giro era in fuga con il compagno di squadra Barinov e Lang.

Il gruppetto in fuga vedeva anche Glaus e Adri van der Poel. Il giovane olandese non era uno dei favoriti ma stava facendo una bella corsa. Inoltre c’era un altro dei compagni di squadra di Sukhoruchenkov, Anatoly Yarkin. Risultava assente invece Roche, con l’irlandese che in quell’occasione ebbe ad incontrare una giornata particolarmente brutta.

Nonostante fosse all’attacco fin dalle prima battute di gara, Sukhoruchenkov aveva ancora molta benzina nel serbatoio, tanto da attaccare in maniera decisa  a 32 chilometri dal traguardo. E nonostante i nomi altisonanti non mancavano, nessuno degli inseguitori ebbe la forza di lanciarsi in caccia. Il sovietico vincerà con oltre tre minuti di vantaggio. Fu il più grande margine di vittoria nella corsa olimpica da quando era stata inserita nel programma di gara, ovvero dal 1936.

Il campione olimpico ebbe finalmente la possibilità di diventare professionista nel 1989, quando l’Unione Sovietica decise di togliere il divieto ai ciclisti di diventare professionisti. Sukhoruchenkov firmò per la squadra italiana Alfa Lum al fianco di Andrei Tchmil, Dmitri Konychev e Piotr Ugrumov, che racchiudeva esclusivamente i ciclisti dell’Unione Sovietica che da li a poco si sarebbe disgregata.

Fece parte della squadra sia per il Giro d’Italia che per la Vuelta a Espana. A questo punto, Sukhoruchenkov aveva 32 anni e i suoi migliori anni erano ormai passati. Si ritirò l’anno seguente.

Trentadue anni dopo il suo trionfo olimpico, sarà sua figlia a salire sul podio alle Olimpiadi. Olga Zabelinskaya che vinse il bronzo sia nella corsa su strada che nella cronometro individuale di Londra 2012, nata il 3 maggio 1980, pochi mesi prima di quell’edizione moscovita, conoscerà suo padre però soltanto all’età di 16 anni.

Il video della corsa di Mosca 1980

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