La Sabermetrica (Sabermetrics in inglese) é l’analisi specialistica del baseball mediante un metodo obbiettivo ed evidente, in quanto il gioco del batti e corri è fondato sui numeri e le statistiche.
Il termine deriva dall’acronimo SABR, che sta per Society for American Baseball Research. Venne coniato da Bill James, uno dei pionieri della materia e tuttora considerato uno degli esperti maggiori.
La materia ha giocato un ruolo importante nelle discussioni sorte nella stagione 2002, quando il bosse dei New York Yankees George Steinbrenner venne aspramente criticato dalla stampa per le sue spese folli, arrivando ad avere un tetto ingaggi pari a circa $125 milioni mentre la franchigia californiana degli Oakland Athletics, con solo $41 milioni, fu parimenti competitiva.
Questo perchè le scarse entrare finanziarie del club costringevano la dirigenza a pescare nel mercato degli scarti e delle risorse a basso costo. Dunque l’approccio di valutare i giocatori secondo numeri che ipotizzavano un possibile rendimento era il metodo più naturale, tanto che nelle stagioni 2002 e 2003 gli A’s entrarono nei play-offs.
E Moneyball, il film che nacque sull’idea di tradurre in pellicola l’esperimento,è entrato ormai nel lessico tipico del mondo del baseball. Le franchigie che sembrano aver usato la metodologia sul mercato sono infatti indicate di giocare alla “Moneyball.” E come ogni teoria, i tradizionalisti avversano tale metodo di lavoro, condannandolo ed etichettandolo come rivoluzionario. Tuttavia l’impatto sul mondo della MLB di Moneyball è stato innegabile, tanto da spingere general managers ad assoldare i migliori esperti in materia.
In soldoni, la sabermetrica secondo la definizione più classica studia ed analizza i dati dei giocatori, non basandosi esclusivamente sulla media battuta o sugli homeruns battuti, quanto su ogni dato che emerge nel corso di una partita. Dunque basi per balls non sono da disdegnare perchè un’alta percentuale di arrivi in base equivale alla possibilità maggiore di segnare un punto.
Altresì, sebbene ad alti livelli le differenze fra le abilità difensive dei giocatori siano misurabili in millesimi, un ottimo difensore può ambire a giocare in un top team nonostante una bassa media battuta.
In questo modo misurare le prestazioni dei giocatori permette, come dimostrò anche il film Moneyball, che la chimica di squadra talvolta si può costruire a tavolino.
Moneyball: recensione
Ebbi l’occasione di vedere questa pellicola durante l’emergenza Coronavirus del marzo/aprile 2020, quando il Governo italiano dovette imporre alla popolazione di non uscire di casa a seguito della pandemia. Visone splendida di un film relativo ad uno sport praticato per più di 20 anni e per il quale, solo verso la fine della carriera, ebbi modo di comprendere come il ruolo delle statistiche, a livello altamente professionale, potessero determinare la lettura di una partita in maniera totalmente diversa rispetto al gioco praticato a livello dilettantistico, ovvero dove il numero più esiguo di giocatori e la conoscenza dello sport è limitata al vissuto e non ad un modo altamente professionale, inteso come numero di ore dedicate.
E’ proprio la figura di Peter Brand, l’esperto appassionato di numeri, dall’alto di una laurea in economia e commercio, che può leggere i dati che ogni partita regala a tutti. Ma solo avendo non tanto il dono dell’intelletto, quanto l’umiltà di leggerli, può permettergli questo approccio, un pò come quando nel mondo dello sport si affacciano personaggi che vengono mal visti soltanto perchè non sposano l’integralismo.
Non è quindi il fatto di perdere all’ultima partita la questione fondamentale, quanto il voler andare controcorrente di Billy Beane, nel film interpretato magistralmente da Brad Pitt, a spaccare l’ipocrisia a colpi di vittorie (consecutive), in stagione regolare. E’ il credere ossessivamente nel progetto iniziato che lo porterà al successo, umano, ed alla chiamata dai Boston Red Sox. Come spesso accade, il film americani che raccontano una storia, tendono a chiudersi con il successo economico del protagonista, un tema cruciale, quello della ricchezza raggiunta, che spesso rischia di svilire anche le pellicole più incredibili.
Interpreti e protagonisti
Brad Pitt: Billy Beane
Jonah Hill: Peter Brand
Philip Seymour Hoffman: Art Howe
Robin Wright: Sharon
Chris Pratt: Scott Hatteberg
Stephen Bishop: David Justice
Reed Diamond: Mark Shapiro
Brent Jennings: Ron Washington
Ken Medlock: Grady Fuson
Tammy Blanchard: Elizabeth Hatteberg
Jack McGee: John Poloni
Vyto Ruginis: Pittaro
Nick Searcy: Matt Keough
Glenn Morshower: Ron Hopkins
Casey Bond: Chad Bradford
Nick Porrazzo: Jeremy Giambi
Kerris Dorsey: Casey Beane
Spike Jonze: Alan