La leggenda del pugilato Muhammad Ali ci ha lasciato il 3 giugno 2016, ancora giovane, considerando i suoi 74 anni di vita, pieni di vitalità e di iniziative, fuori e dentro il ring. Tanti, visto come erano gli ultimi anni della sua vita, lottando contro un pugile che rispondeva al nome di Parkinson, il morbo che lo ha “legato” nel suo corpo per ben 32 anni.
Nato e registrato all’anagrafe come Cassius Marcellus Clay a Louisville, in Kentucky, il 17 gennaio 1942, ad appena 12 anni il futuro Alì inizia con lo sport che renderà celebre, il pugilato, e la motivazione che lo spinse ad indossare i guantoni fu il furto della bicicletta.
Era un giorno dell’ottobre 1954, quando Clay si vantava della sua nuova e fiammante Schwinn, una bicicletta di color rosso e bianco, pagata allora una cifra non indifferente, ben 60 dollari. Ed uno dei suoi amici la rimirava estasiato, e sicuramente invidiava quello che diventerà una delle icone dello sport mondiale da li a qualche anno.
I due fanciulli erano alla convention annuale del Louisville Service Club per un momento di festa al termine della scuola, che si svolgeva presso l’Auditorium della Columbia. Tuttavia, nel momento in cui uscirono per andare a recuperare le loro biciclette, ebbero una tristissima notizia: i velocipedi erano spariti, bum, volatilizzati. Clay divenne furioso e giurò che avrebbe affrontato e messo KO chiunque fosse stato a rubargli quel prezioso giocattolo.
Qualcuno gli confermò che c’era un poliziotto nel seminterrato dell’edificio; Clay corse subito a riferire all’uomo in divisa dell’accaduto. L’ufficiale di polizia era Joe Martin e lo scantinato non era altro che una palestra di pugilato. Martin disse a Clay, che se voleva vendicarsi di chiunque gli avesse rubato la bici, allora “Faresti meglio ad imparare come boxare più forte per primo”.
Clay finì per accettare la sfida e, dopo appena sei settimane di allenamento, vinse il suo primo incontro. Gli anni trascorsero così sul ring ed all’età di 18 anni aveva già vinto sei Kentucky e due campionati nazionali Golden Gloves.
Dopo aver trionfato alle Olimpiadi di Roma del 1960 aggiudicandosi la medaglia d’oro nella categoria dei mediomassimi, decise di diventare professionista. Nel 1965, Clay affrontò e sconfisse Sonny Liston per il suo primo titolo mondiale. Il giorno seguente rinunciò al suo “nome da schiavo” e da li in avanti volle farsi chiamare e conoscere come come Muhammad Ali, dopo essersi convertito alla fede islamica, aderendo alla Nation of Islam. Sarà poi il match con Foreman, disputato in Zaire, nella capitale Kinshasa, un match diventato un evento che verrà ricordato per decenni.
Ali diventerà una delle più famose e sportive star dello sport a livello globale, oltre a rappresentare un esempio avendo rifiutato di indossare la divisa delle forze armate per andare a combattere in Vietnam. Ma tutta questa fantastica storia, un romanzo reale, non sarebbe stato scritta se quel giorno al piccolo Cassius qualcuno non avesse rubato la sua cara e fresca bicicletta.
Alì in carriera metterà assieme un ruolino incredibile, considerando la durezza della boxe in quell’epoca. Su 61 incontri disputati, 56 vittorie, 37 delle quali per KO. Ha perso per KO una sola volta.