Centrocampista irlandese che fece il successo di Arsenal negli Anni 70, Liam Brady arrivò in Italia in sordina alla riapertura delle frontiere per disputare la stagione 1980-81. E la Juventus, con il numero 10 che proveniva dalla poco nota EIRE (in termini calcistici) vinse in sequenza due scudetti, 1981 e 1982, quello della seconda stella, grazie proprio al rigore che trasformò sul campo del Catanzaro.
E pensare che Brady sapeva già di dover lasciare la Vecchia Signora, sostituito da Michel Platini (nel ruolo) e dal polacco Zibì Boniek, poichè la Federcalcio aveva optato per il doppio straniero a partire dalla stagione 1982-83. Lasciati i bianconeri, si accasò alla Sampdoria neopromossa, battendo la sua ex squadra alla prima giornata del nuovo torneo, poi Inter, Ascoli (una Mitropa Cup), per poi fare ritorno in Inghilterra vestendo la casacca del West Ham.
Nella selezione dei Verdi d’Irlanda, seppure fosse il faro del centrocampo, non riuscirà a partecipare a nessuna manifestazione europea o Mondiale. E la sfortuna lo colpì quando l’Eire si qualificò alla fase finale degli Europei 1988 in Germania: una lesione al legamento del ginocchio lo tenne lontano dalla rassegna.
Nato a Dublino il 13 febbraio 1956, seppe fare dell’organizzazione e della visione di gioco il suo miglior prego, inoltre passo e tecnica con la palla al piede lo fecero apprezzare in giro per il mondo. Il suo soprannome era “Chippy“, dovuto alla sua passione per il “fish and chips”, tipico piatto della tradizione culinaria britannica.
Iniziò ad appassionarsi al calcio fin da piccolo, giocando ai tempi della scuola al St.Kevin: l’Arsenal a soli 14 anni lo prelevò e lo portò a Londra. La sua carriera fu rapidissima: a soli 16 anni il debutto in prima squadra (1973) contro il Birmingham City; d’altronde per farsi spazio in mezzo a campioni dell’epoca come Charlie George, Ray Kennedy, Alan Ball, Pat Rice o Sammy Nelson, bisognava averne di talento.
Durante la sua permanenza in Inghilterra, i Gunners si qualificarono per la Coppa Uefa, raggiungendo per due volte consecutive la finale di FA Cup. Nella prima occasione (1978) persero a Wembley contro l’Ipswich Town mentre l’anno successivo, dopo aver superato nell’ordine Sheffield Wednesday, Notts County, Nottingham Forest e Southampton, si imposero nei confronti del Manchester United per 3-2, con l’irlandese che diede la palla decisiva a Sunderland proprio all’ultimo minuto del match.
L’anno successivo l’Arsenal fu protagonista di una fantastica cavalcata in Coppa delle Coppe; dopo aver superato Fenerbahce, Magdeburgo e IFK Goteborg, in semifinale Brady fece conoscenza della sua futura squadra, la Juventus. Dopo il pareggio ad Highbury per 1-1, un goal a tempo praticamente scaduto diede la vittoria e la finale ai londinesi. A Bruxelles, contro il Valencia, soltanto la lotteria dei rigori fermò l’Arsenal ad un passo dal successo e fu Brady, assieme a Rix, a sbagliare uno due dei tiri dal dischetto decisivi.
Ma la strada per l’Italia era tracciata: Boniperti si innamorò di quel talento irlandese ed alla riapertura della Serie A agli stranieri, strappò Brady alla concorrenza. Le due stagioni coincisero con due scudetti vinti, poi le strade si separarono. Alla Sampdoria fece da chioccia ad un giovanissimo Roberto Mancini in un biennio che mise le basi del nucleo blucerchiato.
Il passaggio all’Inter lo vide protagonista in Coppa Uefa, quando i nerazzurri incontrarono per ben due volte il Real Madrid, poi vincitore, nelle semifinali del torneo. Infine la parentesi all’Ascoli, non priva di gioie con la vittoria in Mitropa Cup.
Rientrato nel calcio inglese, si accasò ancora in una squadra londinese, il West Ham, dove chiuse la carriera a 34 anni, nel 1990, nella cadetteria conseguenza della retrocessione della stagione precedente.
Come detto, la carriera con la selezione del suo paese non fu altrettanto foriera di successi, tanto che riuscì a strappare il biglietto per la fase finale degli europei nel 1988, ma non tutto filò per il verso giusto. Nell’ultimo match di qualificazione contro la Bulgaria, vinto per 2-0, rifilò un calcione, venendo espulso. L’UEFA lo squalificò per ben quattro turni, poi ridotti a due in appello. Il tecnico dei Verdi, Jack Charlton, era disposto a convocarlo, pur di poter schierare un giocatore così talentuoso, ma un fastidio al ginocchio fece optare il ct per lasciarlo a casa, dove vedrà l’EIRE eliminata solo a pochi minuti dal termine, sconfitta per 1-0 dall’Olanda nell’ultimo match del girone.
Chiuse la carriera con la nazionale nel 1990, quando la federazione gli riservò il match d’addio, un’amichevole contro la Finlandia in preparazione ad Italia 90, sul terreno di casa dello stadio di Lansdowne Road.
La carriera di allenatore lo vide subito sedersi sulla prestigiosa panchina del Celtic, seza però vincere nulla, cosa abbastanza insolita per i biancoverdi di Glasgow. Passò allora in Inghilterra, ma con il Brighton & Hove Albion non ebbe successo. La casa madre era però l’Arsenal: dal 1996 al 2014 lavorerà nell’accademia giovanile dei Gunners, incaricato lasciato per diventare ambasciatore nel mondo dei londinesi.
Nel frattempo sarà vice di Giovanni Trapattoni sulla panchina del suo paese nel biennio 2008-2010, incaricato lasciato in favore del suo ex compagno ai tempi della Juventus Marco Tardelli.
Attualmente è commentare sportivo nella rete di stato del suo paese RTE Sport.