Leroy Rosenior deve essere l’allenatore più paziente della storia del calcio: nel 2007, precisamente il 17 maggio, firmò con il Torquay United, club inglese appena retrocesso dalla League Two in Conference National, il quinto gradino della piramide del calcio anglosassone. Ma 10 minuti dopo la sigla del contratto, il proprietario e presidente Mike Bateson informò il povero Rosenior che il club era stato appena ceduto e che l’accordo era definitivamente saltato.
L’acquirente, Alex Rowe, aveva infatti deciso che non era la persona adatta per guidare il team, per la serie Sliding Doors nel calcio.
Al suo posto venne assunto Paul Buckle, ex centrocampista, che aveva militato in passato nel club per un paio di stagioni e che aveva appena appeso le scarpette al chiodo vestendo la maglia dell’Exeter City. Al termine della stagione il Torquay si classificò in terza posizione, venendo ammesso a disputare i play-off per la promozione.
Ma in semifinale fu eliminato nel doppio confronto proprio dall’ex club di Buckle, che vincerà poi la finale e verrà promosso in League Two.
Il Torquay dovrà attendere la stagione successiva per fare ritorno fra i professionisti, vincendo stavolta i play-off.
Attualmente la squadra, dopo la retrocessione avvenuta un paio di stagioni orsono, è tornata a militare in National.
E Rosenior? Dopo l’infelice parentesi di tecnico (per 10 minuti), lasciò per sempre la carriera di allenatore. Attualmente lavora per G-Sport, pay-Per-View africana in qualità di commentatore sportivo, oltre ad apparire in alcuni programmi calcistici della BBC regionali. Svolge inoltre il ruolo di ambasciatore per Show Racism The Red Card, associazione benefica che combatte il razzismo in Inghilterra.
Suo figlio Liam svolge la professione di calciatore: difensore, precisamente terzino destro, ha militato in diverse squadre inglese, concludendo la carriera nel 2018 con la maglia del Brighton & Hove Albion, in Premier League. Nel suo passato, ironia della sorte, ha vestito fra le altre anche la maglia del Torquay.