Gianni Rivera è stato il calcio, non solo italiano ma anche mondiale. Le sue giocate, il suo stile armonico, la sua cadenza nei passi, alternando rapidità a sonnolenza mortifera, come il cobra che aspetta prima di colpire, lo hanno reso un’icona, un esempio per tanti giovani.
Non occorreva essere milanista per apprezzarlo, perchè il suo dualismo con Sandro Mazzola hanno fatto la storia degli Anni Settanta, in Serie A ed in Nazionale, con la celebre staffetta che ancora fa rimpiangere qualcuno per quei sei minuti nella finalissima di Messico 70 che hanno fatto consumare litri d’inchiostro e tonnellate di pagine.
Le frasi famose di Gianni Rivera
Non sono mai stato un calciatore, ho sempre giocato a pallone.
Sono cose che tutti sanno, è dunque ora che si dicano. Sta scritto da qualche parte che il Milan non debba raggiungere la Juventus. È il terzo scudetto che ci fregano, così non si può andare avanti. Se lo avessimo saputo non avremmo nemmeno partecipato al campionato. I casi sono due: o io mi sono inventato tutto e allora mi squalificano a vita, oppure riconoscono di avere sbagliato e bisogna cambiare, sostituire chi non è all’altezza.
Beppe Viola mi manca, eravamo diventati amici, con lui era facile esserlo. Abbiamo condiviso parecchio di ciò che voleva dire il calcio in quel periodo. [… ] uno che era un poeta del nostro sport, un innovativo, dal quale accettavo ogni critica, perché sapevo che lui era sempre in buona fede.
[Su Giacinto Facchetti] Una grande persona. Molto più grande sul piano umano rispetto a quello sportivo. Fuori dal campo valeva molto, molto di più.
Non sono stato simpatico a parecchi giornalisti italiani perché ho apertamente discusso le loro convinzioni calcistiche.
So che quell’intervista è rimasta impressa a tanta gente, e tutti si ricordano di quella parte in cui eravamo a bordo del tram: era un qualcosa fuori dal comune, un pò come lo stesso Viola. Mi ricordo che quella era una domenica senza calcio, e la Domenica Sportiva di quel giorno era in pratica dedicata tutta a me. È stato bello.
[Riferito a Beppe Viola] Quella sua diversità rispetto agli altri, che mi divertiva così tanto. Da lui era più facile accettare le critiche, anche perché di calcio ne capiva, era competente e non uno dei tanti.
A margine una celebre frase di Diego Abatantuono che avviò la sua carriera con il film ambientato nel mondo del calcio e degli ultras “(Eccezzziunale… veramente), che non ha mai nascosto la sua passione per i colori rossoneri. Questa una celebre sua dichiarazione per spiegare cosa era Gianni Rivera.
Diventai milanista perché da piccolo trovai un giorno per terra il portafoglio di mio nonno. Lo aprii e vidi le foto ingiallite di padre Pio e Gianni Rivera, che io non conoscevo, non sapevo chi fossero. Lo chiesi a mio nonno e lui mi spiegò: uno fa i miracoli, l’altro è un popolare frate pugliese.