Le frasi famose di Federica Pellegrini

Federica Pellegrini è sicuramente la più forte nuotatrice che lo sport italiano abbia finora vantato nella sua storia e l’atleta di Mirano, nata nel piccolo centro veneto il 5 agosto 1988, ha saputo rimanere sulla cresta dell’onda fino a quasi 30 anni, arrivando a gareggiare in ben 4 Olimpiadi, numero che per uno sport faticoso come il nuoto è decisamente un primato. Ma i suoi records sono legati a doppio filo anche alle medaglie, avendo vinto a soli 15 anni, ad Atene 2004, la medaglia d’argento nella sua specialità, i 200 metri  stile libero. Poi, nel corso della carriera, i successi si alternano alle sonore sconfitte, come a Rio 2016 (solo quarta).

Ma i campioni non mollano, e con la vittoria incredibile in rimonta a Budapest 2017, ai campionati del mondo, Federica entra nell’Olimpo degli Immortali e, siamo sicuri, non ha ancora detto la parola basta.

Le frasi famose di Federica Pellegrini

Se vinci c’è una specie di timore nei tuoi confronti. Quando perdi, invece, quelli che sono stati zitti si sentono più forti.

Mi alleno cinque ore al giorno, un’ora e mezzo di palestra, poi vado a cena e infine i corsi serali di ragioneria. Niente uscite, guai a bere un bicchiere di vino. Alla vita da soldato sono abituata, mio padre è un ex paracadutista, sono cresciuta con l’idea della disciplina.

I sacrifici li fanno tutti gli atleti, ma il nuoto è uno degli sport più faticosi in termini di preparazione. Mesi e mesi di allenamenti per una sola gara veramente importante all’anno. Una gara che, nel mio caso, dura un minuto e cinquanta secondi.

A dodici anni ho sofferto di disturbi alimentari, non accettavo il mio corpo che cambiava. Oggi mi sento alta, bionda e bella. E mi vanno bene i muscoli che ho.

Lo sport ad alto livello non ostacola assolutamente la femminilità. Certo non si può andare all’allenamento con i tacchi alti, ma fuori dalla vasca si riesce a dare libero sfogo alla nostra parte femminile.

In Italia c’è bisogno di cambiare visione sullo sport: non è solo e sempre calcio, calcio, calcio.

Io sono nata competitiva. Non è che io voglia proprio vincere, è che non voglio perdere, perché non mi piace per niente.

Odio quando mi definiscono Wonder Woman.

Fino a quando salgo sul blocco può esserci l’amicizia, poi esisto solo io.

Se vinci c’è una specie di timore nei tuoi confronti. Quando perdi, invece, quelli che sono stati zitti si sentono più forti.

Molti mi vedono come la nuotatrice delle medaglie e dei primati, la campionessa a cui riesce tutto facile. Invece ci sono stati problemi grossi da superare. Pensavo che il ritorno da Pechino con l’oro e il record dei 200 fosse più facile da gestire. Ne ho passate tante.

Sono vanitosa e adoro guardare allo specchio le decorazioni che caratterizzano il mio corpo.

Vorrei avere la grinta di Oriana Fallaci. Sogno di essere la prima donna a fare cose riservate ai maschi.
La libertà è un valore fondamentale. Appena mi sento costretta, mi ribello e faccio il contrario.
Amo il contatto fisico in tutte le sue forme: fare l’amore ma anche toccarsi, annusarsi, tenersi la mano. E Filippo è uguale a me. Se passiamo un minuto senza che uno dei due sfiori l’altro, significa che qualcosa non va.

Molti mi vedono come la nuotatrice delle medaglie e dei primati, la campionessa a cui riesce tutto facile. Invece ci sono stati problemi grossi da superare. Pensavo che il ritorno da Pechino con l’oro e il record dei 200 fosse più facile da gestire. Ne ho passate tante.

Vorrei essere ricordata: il nuoto non è il calcio, i risultati tendono a rimanere meno nel tempo.

In una coppia di sportivi invidia e competizione ci sono. Vedere che la tua fidanzata va così bene non è facile per Luca. Io cerco di stare attenta. Non do troppo valore alle cose, volo basso, la butto sul ridere.

Sono cresciuta in fretta, lontano da casa, in una realtà di adulti.

Speravo di godermi il record del mondo un po’ di più. Però non mi lamento: sono entrata nella storia del nuoto no? Per festeggiare mi farò accompagnare da mia madre a fare un piercing. Non chiedetemi dove.

Sono contentissima, questa medaglia chiude il cerchio di una carriera. Nuotavo in corsia tre e per un po’ ho pensato a quella dannata finale olimpica di Rio. Poi mi sono sciolta ed ho fatto la gara perfetta in rimonta come piace a me. Battere una come Katinka Hosszu è sempre difficile e stimolante. L’avevamo preparata così con il mio allenatore ed è riuscita una gara perfetta. Questa medaglia è il frutto del sacrificio e della voglia di non mollare mai che fanno parte del mio DNA anche a 28 anni.

[7 dicembre 2016, dopo la vittoria nei 200 stile libero ai mondiali in vasca corta di Windsor, Canada]

Se sei serena al cento per cento, quindi anche nel privato, ti senti valorizzata e pronta a dare il massimo.

Il mio sogno è tornare al passato: slippino per gli uomini e costume intero tradizionale per le donne.

Se mi date della superdonna mi incavolo.

Fino a quando salgo sul blocco può esserci l’amicizia, poi esisto solo io.

Davide Bernasconi

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