Marco Pantani, un uomo, un eroe, un campione, un’emozione lunga quanto una salita di Tour de France o Giro d’Italia. Il ciclista romagnolo è stato senza dubbio quello che più ha saputo esaltare gli amanti del ciclismo degli ultimi 30 anni per il suo modo irruento di scattare sui pedali, provare attacchi imperiosi da lontano che solo un novellino si sarebbe permesso di fare. E poi non possiamo dimenticare le frasi famose di Marco Pantani, quando appena dopo una delle sue tante vittorie, sapeva descrivere quel che era appena successo.
Ed è per questo che Marco è entrato nella leggenda e a nulla servono le parole, le accuse, i tribunali. Negli occhi rimangono le cose che ha saputo in sella, da solo e contro tutti. Ciao Marco.
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Le frasi famose di Marco Pantani
Non c’è supermarket dove si compra la grinta: o ce l’hai, o non ce l’hai. Puoi avere il tecnico migliore, lo stipendio più alto e tutti gli stimoli di questo mondo, ma quando sei al limite della fatica sono solo le tue doti ad aiutarti.
C’è qualche cosa di strano. Ripartire dopo una batosta come questa… L’ho fatto dopo grossi incidenti, mi sono sempre rialzato, ma questa volta non mi rialzo più. Ora vorrei solo un po’ di rispetto. Penso ai miei tifosi, mi dispiace per loro e per il ciclismo. (Madonna di Campiglio, 1999)
Sono caduto e mi sono rialzato tante volte, stavolta non so se ce la farò.
Se puoi vincere, devi farlo!
C’è chi mi giudica con molta cattiveria, ormai la tendenza è di far notizia con le cose negative. Ma ci si abitua a tutto: certi giornalisti, se li conosci li eviti, così non ti uccidono.
Quando stacchi tutti e arrivi da solo, la vittoria ha il sapore del trionfo.
Quando scatto cerco di distruggere psicologicamente i miei avversari che non sanno mai fin dove posso arrivare.
Per vincere Pantani non ha bisogno del doping ma ha bisogno delle salite.
Le emozioni più forti le ho provate lungo le strade, quando sentivo la gente che gridava così tanto Pantani che mi veniva il mal di testa.
Avrei voluto essere battuto dagli avversari, invece ancora una volta mi ha sconfitto la sfortuna. [dopo il ritiro, causa caduta, al Giro d’Italia 1997]
A volte c’è chi paga per tutti e chi incassa per tutti.
Vado così forte in salita per abbreviare la mia agonia.
Se puoi vincere, devi farlo!
Di incitamenti me ne sono arrivati di tutti i tipi: i più belli, se non vi dispiace, li tengo per me. Tanti amici, comunque, mi hanno detto: comunque vada, per noi hai già vinto. Cosa mi preoccupa? Deludere me stesso: ci rimarrebbero male la squadra ed i tifosi, ma all’incasso alla fine ci vado sempre io.
A 2 Km dalla vetta mi sono detto vai Marco o salti tu o salta lui…E’ saltato lui.
A Morzine sono sceso dal lettino dei massaggi a braccia alzate. E all’Alpe d’Huez un gocciolone da un occhio l’ho fatto. Confesso: quel giorno, quando sono tornato in camera, mi sono guardato allo specchio e mi sono detto: ho le palle!
Mi spiace ma non tornerò mai più quello di prima. Ridiventerò competitivo, ma non sarò più quello di prima, perché ho subito una grandissima ingiustizia.
Sono uno dei pochi atleti che non si allena nemmeno con il frequenzimetro, un artigiano in mezzo a delle multinazionali.
La sciocchezza più grossa sul mio conto? Che ero finito.
Le emozioni più forti le ho provate lungo le strade, quando sentivo la gente che gridava così tanto Pantani che mi veniva il mal di testa.
Mi spiace che molte persone che mi hanno portato tra le stelle mi hanno ributtato nelle stalle.
Chi è Pantani? Uno che ha sofferto tanto. E che in bici si è divertito e, soprattutto, ha divertito.
Cosa mi manca? Il coraggio di rinunciare ad una fetta di stagione, come fanno gli altri miei colleghi.