Le frasi famose di Francesco Moser

Vissuto nell’epoca in cui il ciclismo era solo pedalare, cercando di far girare le ruote più veloci, Francesco Moser è rimasto impresso nelle menti degli sportivi e della gente per le sue imprese eroiche e per la sua carriera lunghissima; quando pareva essere sul viale del tramonto, seppe regalare l’anno delle imprese, quel 1984 in cui battè il record dell’ora a Città del Messico, vinse Milano-Sanremo, Giro d’Italia e Giro del Lazio nel finale di stagione.

Con 273 vittorie su strada da professionista precede Giuseppe Saronni (193) e Mario Cipollini (189); tuttora è il ciclista italiano con il maggior numero di successi all’attivo. È inoltre terzo assoluto a livello mondiale, alle spalle di Eddy Merckx (426) e Rik Van Looy (379), posizionandosi davanti a Rik Van Steenbergen (270) e Roger De Vlaeminck (255).

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Nel gruppo era soprannominato Lo Sceriffo, per il modo in cui sapeva controllare la corsa. Epiche le sua sfide, anche dialettiche con Giuseppe Saronni, nei primi anni Ottanta.

Le frasi famose di Francesco Moser

Merckx era talmente forte che quando tirava, per stargli a ruota dovevamo darci i cambi…

L’esperienza conta e quando sei giovane è importante farne tanta senza avere paura di prendere qualche schiaffo di troppo.

Nel gruppo ci vuole meno omertà e più trasparenza: i corridori devono capire che chi si dopa è un baro, un ladro e che va immediatamente denunciato perché mette in pericolo il lavoro di tutti.

Quello che non va bene per il ciclismo e soprattutto per i tifosi è non vedere correre i grandi campioni per tutta la stagione. Questo si, fa male al ciclismo.

[«Ci sono dei segreti per affrontare la Roubaix?»] Il primo è la paura. [«In che senso?»] Deve sparire. Va cancellata. È un sentimento che spesso viene associato alla Roubaix. Ma io dico: chi ne ha, stia a casa. Quelle pietre sono devastanti, non perdonano. Sono crudeli, non hanno pietà. Ma vanno sfidate. Aggredite. Dominate, non subite. A volte ti trovi a dover schivare buche grandi come mezza ruota. Più che ciclismo, fai l’acrobata.

Il ciclismo, come la campagna, pretende una totale e incondizionata dedizione. Bagordi e baldorie dovranno aspettare la prossima vita.

Quando non puoi dire la tua sulla strada, meglio tacere. Le parole non spostano di un centimetro le biciclette.

Nella vita di un corridore, non c’è cosa più bella di sentirsi ovunque a casa.

Un passo alla volta, e con i piedi ben piantati per terra, nessuna meta è irraggiungibile. Sacrificio, umiltà, intraprendenza: ecco quali sono stati i miei compagni di viaggio.

Tutti dicono che se fossi stato più accomodante, se certe volte avessi scelto una linea più sfumata avrei potuto vicnere molto di più. Ma a che serve guadagnare trofei quando rinunci a essere te stesso?

Prima ancora di vincere o perdere, il ciclismo è rispondere: «Presente!» . Io ci sono.

Davide Bernasconi

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