Per Fausto Coppi parlano le vittorie: 5 Giri d’Italia, 2 Tour de France, 1 Campionato del Mondo e numerose altre classiche. Quando il Campionissimo saliva in bicicletta, i pedali “parlavano” al posto della lingua, poiché l’uomo di Castellania non era avvezzo alle dichiarazioni salaci, ma schivo e uomo di poche parole.
Ed anche quando non vinceva, si parlava di Coppi, un tempo in cui il ciclismo era lo sport nazionale e gli uomini del pedale erano alla stregua di un Cristiano Ronaldo, un Messi od un Buffon attuale.
Ecco allora un elenco breve delle frasi famose di Fausto Coppi, a cui seguono le citazioni che lo vedono protagonista, merito dei romanzi che seppe scrivere sulle strade di mezzo mondo. Ed infine una curiosità…in tema calcistico…
Le frasi famose di Fausto Coppi
Per un corridore il momento più esaltante non è quando si taglia il traguardo da vincitori. E’ invece quello della decisione, di quando si decide di scattare, di quando si decide di andare avanti e continuare anche se il traguardo è lontano.
(Fausto Coppi)
Mi sarebbe bastato un cavalcavia, non una salita vera, per staccare Van Steenbergen e Kübler, che invece mi batterono allo sprint.
Tornerò con un leone. Voglio impagliarlo e regalarlo a Bartali.
Sono qui per chiederle una cortesia. Vorrei riprendere a correre ma non ho una bicicletta (Fausto Coppi al giornalista Gino Palumbo)
“Primo classificato Coppi, in attesa del secondo, trasmettiamo musica da ballo”.
(speaker radiofonico della Milano-Sanremo del 1946)
“Un uomo solo al comando… la sua maglia è bianca e celeste… il suo nome è Fausto Coppi”.
(Mario Ferretti nella radiocronaca della tappa Cuneo-Pinerolo del Giro d’Italia del 1949)
Le vittorie di Coppi sono diventate romanzo, le mie cronaca. (Eddy Merckx)
Seguire Coppi per noi giovani inviati, era un modo di vita esaltante. (Mario Fossati)
Mi è capitato più volte di dirlo. Io tifoso di Coppi, mi sono innamorato di Bartali. Del Bartali, diciamo così, vecchio, che guidava la sua macchina, facendo migliaia di chilometri, e dovunque si fermasse, a Belluno o a Capo Passero, creava un magico convegno. “C’è Bartali, c’è Bartali”. E nella folla non c’erano solo uomini maturi che si erano cibati della sua epopea, ma anche ragazzini che, non so come, lo conoscevano e lo adulavano come si fa con un nonno. Dopo Sandro Pertini non c’è stato un italiano popolare a amato come Gino. (Candido Cannavò)
La curiosità di Barcalcio
Se tanti conoscono la frase di Mario Ferretti, che riconosceva la sagoma di Fausto Coppi inerpicarsi sulle montagne del Tour, e lo dipingeva nella telecronaca con la maglia biancoazzurra, il Campionissimo vestì per davvero i colori della Lazio, che era ed è una polisportiva.
Con l’apertura della sezione ciclismo, il presidente Stinchelli, riuscì a tesserare nella primavera del 1945 proprio Coppi, seguito poi dal fratello Serse. E saranno mesi di successi. Infatti, se la guerra interruppe momentaneamente lo sport, Fausto tornò subito a vincere, a distanza di tre anni. Con la maglia della Lazio Ciclismo fece sua la Coppa Salvioni, la Coppa Candelotti nel Lazio, il circuito degli Assi, il circuito di Ospedaletti e il circuito di Lugano.
Terminato il conflitto bellico, alla fine della stagione 1945 concluse l’esperienza nella Polisportiva e firmò per la Bianchi appena tornata alle corse. Capitano della mitica squadra, sarà seguito anche dal fratello Serse che sarà suo gregario.