Le frasi famose di Dino Viola, il presidente della Roma

Presidentissimo più che semplice proprietario, Dino Viola, di professione ingegnere, è strettamente legato alle pagine più belle della storia della Roma. Presidente del club giallorosso dal 16 maggio 1979 al 19 gennaio 1991, giorno della sua morte, portò il club capitolino allo scudetto nel maggio 1983,  conquistando inoltre 3 secondi posti (1980-1981, 1983-1984 e 1985-1986), 5 Coppe Italia (1979-1980, 1980-1981, 1983-1984, 1985-1986 e 1990-1991), una finale di Coppa dei Campioni (1984), una di Coppa UEFA (1991), 2 scudetti primavera, 2 trofei di Viareggio.

Di Viola si ricordano, oltre che i successi, le sfide dialettiche che intratteneva con il numero uno bianconero Boniperti e che vedevano il culmine nella settimana e nei giorni immediatamente seguenti le sfide fra Roma e Juventus.

LE FRASI FAMOSE DI DINO VIOLA

Ho sposato i colori sportivi giallorossi non appena ho messo piede nella città eterna. Mi sono innamorato di Testaccio e dei suoi eroi. Ecco: io ho sempre pensato di poter comprare verso il Duemila anche il cuore di quella Roma lontana. Però in tempi di professionismo e sindacalismo esasperati, non è facile. (Intervista al Guerin Sportivo del 1981)

Un giocatore non dev’essere divinizzato, di chiunque si tratti.

La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere.  (da intervista post partita Roma-Bayern Monaco del 20 marzo 1985)

La Roma non ha mai pianto e mai non piangerà: perché piange il debole, i forti non piangono mai.

“Ho perso uno scudetto per una questione di centimetri”. (storica frase detta dopo Juve-Roma del maggio 1981 con il goal annullato a Turone)

[Sullo scudetto 1983] Non ho mai provato piacere a ricordare quello che è stato fatto. Mi piace più pensare al futuro, sopportando anche tutte le amarezze, che significa dimenticare le cose belle per pensare a un futuro che può non essere sempre felice. [… ] Chiedo perdono a tutti i romanisti presenti se quest’anno non hanno avuto le soddisfazioni che meritavano.

Questo Natale per la prima volta in vita mia come comune mortale e come lavoratore non mi sono concesso un giorno di ferie perché avevo ancora il fango che mi è stato buttato addosso e che, nonostante l’abbondante acqua, non riuscivo a toglierlo. (Intervista a Teleroma 56 del 1986)

Lo sanno tutti che è la mia più grande sconfitta, ma io non ho avuto quell’idea, perché se l’avessi avuta veramente lo stadio sarebbe già stato fatto. Quindi mi rendo colpevole che lo stadio non sia stato ancora fatto.
(Intervista a Goal di Notte del 1989)

Io mi ritengo più simpatico che presidente.

Davide Bernasconi

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