Le frasi famose di Lotito

Non manca certo la parola fine a Claudio Lotito, patron della Lazio che salvò i biancocelesti dal fallimento nel dopo-Cragnotti. E l’imprenditore romano, spesso, fa sfoggio di citazioni colte per raccontare episodi, momenti e partite della sua amata squadra.

Siamo sicuri che finchè rimarrà al vertice del club, non sarà avaro di latinismi, come da ottimo ex studente di un Liceo Classico della Capitale.

LE FRASI FAMOSE DI LOTITO

Vi mancava il mio latino? C’era un certo scetticismo, poi però tanti si sono voluti cimentare. Lo stesso Santo Padre ha voluto reintrodurre la Messa in latino… No, non voglio dire quello, non è che mi ha ascoltato. Semplicemente, il Papa ha sottolineato l’importanza del latino.

Sogno che lo sport, quello vero, di Abebe Bikila, diventi punto di riferimento per i giovani.

[Riferendosi al calciatore Valon Behrami che aveva utilizzato l’articolo 17 della FIFA] Se lo svizzero dovesse pentirsi io, da cattolico, sono pronto al perdono, ma il ravvedimento deve essere autentico.

Lo Stadio polifunzionale a Valmontone è l’ipotesi migliore. La nuova casa della Lazio sarà raggiungibile “in venti minuti” grazie all’autostrada A1. Oltre collegamento stradale il pubblico biancoceleste potrà contare anche su una tratta ferroviaria. Alla base dei progetti per il futuro ci sono le “certezze patrimoniali” che sono necessarie alla sopravvivenza del club.

Lei istiga e fa da terminale di alcuni interessi, lei diffonde notizie a istigare situazioni destabilizzanti, lei rappresenta un elemento di istigazione. [in risposta ad una domanda del giornalista Mediaset, Paolo Bargiggia]

[Riferendosi ai tifosi del Torino] L’ambiente ha condizionato Bianchi, io dico che sono successe cose non degne di una città come Torino. Sono stato insultato in tribuna e sentivo gente che incitava i giocatori granata a spaccare le gambe ai nostri. Ho trovato un ambiente poco… urbano.

Nel calcio mi ispiro al grande Manzoni. L’utile per scopo, il vero per soggetto, l’interessante per mezzo. Mi piace anche il Pascoli: anzi in questo periodo mi sento un po’ come il “suo” fanciullino.

I veri valori olimpici sono quelli che dimostrano quanto una persona possa raggiungere grandi traguardi attraverso lavoro, sacrificio, rinunce: Alfieri disse “Volli, sempre volli, fortissimamente volli”.

Nell’Ottocento i ricchi si davano alla caccia alla volpe: era di moda. Poi fu la volta delle scuderie e dei cavalli. Nel secolo scorso, negli anni ’50, ricchi e arricchiti si sono buttati nel calcio, il vezzo è diventato acquistare un club. Senza badare ai conti: una volta lo sport era quasi avulso dal carattere economico. Oggi è un mercimonio.

Io stabilisco un indirizzo: il metodo è la sinestesia.

Zarate vale quanto Messi

Il calcio è un gioco, e il 50% è legato a fattori imponderabili.

[Riferendosi ad Hernanes] Oggi è arrivato un giocatore che può costituire un valore aggiunto per la città e per la squadra, non solo per le sue doti tecniche, ma anche come uomo. Hernanes è arrivato con la voglia di vincere e me lo ha confermato lui stesso, vuole raggiungere traguardi importanti. Abbiamo preso il giocatore che mister Reja aveva chiesto.

[Riferendosi al problema dell’ordine pubblico negli stadi] Quando c’erano le rivolte nelle carceri fecero le carceri in modo diverso e le rivolte cessarono.

[Rivolto a Massimo Mauro] Lei è molto intelligente e preparato, soprattutto sul gioco delle bocce.

Il pallone è per tutti. Il calcio è per pochi.

Calciopoli? Il processo di Napoli dimostra che nel 2006 si è agito con atteggiamento giacobino, troppa foga alimentata dai media.

[Su Zdeněk Zeman] È una persona che vuole dimostrare di essere diverso.

Io ci metto la faccia, nella Roma invece non si capisce chi sia l’interlocutore. Chi sono questi americani?

Divento laziale grazie alla mia tata. Passeggiando incontrammo il suo fidanzato. Mi chiese per chi tifassi. Risposi: ‘Boh’. E allora mi disse: ‘Devi tifà Lazio’

Io potrei fare benissimo il ministro dell’Economia, ma un ministero del genere non me lo darebbero mai. Poi potrei andare all’Interno, ai Lavori Pubblici.

[Su Vladimir Petković] L’ho scelto per il suo alto profilo morale, ha lavorato a lungo alla Caritas, è un poliglotta, un grande lavoratore e una persona determinata e ambiziosa che vuole raggiungere determinati obiettivi. Proprio perché è poco avvezzo alle ribalte mediatiche è un ulteriore vantaggio.

Io non sono tecnologico, vede, ammetto la mia ignoranza: io sono amanuense.

[Su Mauro Zarate] Quando si raccolgono dei frutti da un albero, può darsi anche di trovarne alcuni che sono andati a male. In una città difficile e pressante come Roma, se una persona non ha un forte equilibrio rischia di essere travolto, assumendo comportamenti non in linea con la realtà.

Il problema con Marotta è che con un occhio gioca a biliardo e con l’altro mette i punti.

Lugano è una città della Svizzera, ricordo da reminiscenze scolastiche de geografia (ai giornalisti che gli chiedono del difensore uruguaiano)

Domanda del giornalista Marco Cattaneo: Avete parlato di Allegri? Scusi la curiosità morbosa. Risposta: “Se è morbosa se vada a fà curà”.

Domanda del giornalista Gianluca Di Marzio: Reja rimane l’anno prossimo? Risposta: “Lei ce resta a SKY? Ecco, speri de sì, che magari una mattina se sveja er proprietario de Sky e la caccia via. Del doman non v’è certezza.

Sono entrato nel mondo del calcio per passione: sono laziale dall’età di 6 anni. E poi secondo la mia formazione cristiana ritengo che anche in questa scelta ci sia un disegno che va interpretato in chiave escatologica: per ogni situazione esiste Dio che vede e provvede.

Sono come Gesù che ha cacciato i mercanti dal tempio.

I tifosi napoletani sono più affezionati di quelli laziali, a Roma c’è il tiro al piccione ed io sono il piccione.

Me sembrate il gatto e la volpe, ma io non sò Pinocchio (a Moggi e Giraudo che chiedevano di acquistare Oddo).

Lei dice: uno come Klose. Non è che se trova er duplicato…

Bisogna dare giudizi alla fine, non nella fase endoprocedimentale.

L’attacco mediatico è successo perché la piazza di Roma è particolare e soffre il fatto che alcune persone rappresentino una lazialita’ “cicero pro domo loro”.

Guarda che Roma è tutta ‘na trappola piena de fossi: manco te n’accorgi e te ritrovi de sotto (il benvenuto a Petkovic)

I “prenditori” e i “magnanger” sono quelli che pensano solo al binomio “F&S”: figa-soldi. Non uno come me che è un monogamo convinto e per questo piaccio in Vaticano. Uno che ha ritirato su una società come la Lazio che aveva 1070 miliardi di debiti. Eppure ci vorrebbe proprio gente come me per far “rialzare”, per dirla con Berlusconi, un paese dove la gente non ne può più perché ha fame.

Un giorno il mio autista mi informa che c’è Veltroni che mi spara contro a Radioradio. Allora io telefono in trasmissione e gli dico testuale: “Caro Veltroni tu hai commesso sette peccati capitali: ti piace l’Africa è l’hai portata a Roma, hai trasformato Roma in una città africana; hai triplicato il debito del Comune; hai fatto un sacco urbanistico che non si ricordava dai tempi dell’Impero romano, 70 milioni di metri cubi, una città come Napoli.

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