Con il passare degli anni nel mondo del calcio le cose sono cambiate alla velocità della luce: tra sponsor, tecnici, ingaggi, procuratori approfittatori e diritti di riscatto, sono molti i valori che sono andati persi, tra cui l’affezionarsi ad una squadra e cercare di fare la storia di una società con il proprio lavoro. Alcuni allenatori infatti sono diventati l’emblema di un unico club, basti pensare a Sir Alex Ferguson alla guida dei Red Devils per ben ventisei anni o ad Arsene Wenger sulla panchina dell’Arsenal da tempo immemore.
Ma il record di anni consecutivi sulla panchina della stessa squadra è detenuto da un francese, Guy Roux che ha allenato l’Auxerre dal 1961 al 2005, ben 44 anni consecutivi !!! Roux giocò con l’Auxerre per tre anni, dal 1954 al 1957 e nell’anno del ritiro dal calcio giocato (1961) venne subito nominato allenatore del club, allora militante in terza divisione, accontentandosi di uno stipendio di soli 600 franchi e rifiutando di ricevere premi partita. Nel lunghissimo periodo trascorso sulla panchina, Roux raggiunse risultati incredibili: partendo dai bassifondi del calcio transalpino, riuscì ad arrivare in finale di Coppa di Francia nel 1979, per poi vincerla successivamente ben quattro volte (1994, 1996 ,2003, 2005).
Nel frattempo, dopo aver ottenuto la promozione nella massima serie nel 1980, riuscì a vincere il titolo nazionale nel 1996, primo ed unico nella storia del club. Una sola interruzione durante il “regno” dell’uomo nato a Colmar nel 1938: avvenne nella stagione 2000-01, ma a fermarlo non fu un presidente autoritario, quanto il suo cuore che fece un pò le bizze e lo costrinse a ricorrere ad un periodo di riposo forzato.
Il suo duro lavoro, basato su uno stretto contatto sui giocatori e soprattutto su una rosa molto giovane cresciuta in casa, si tradusse anche in successi importanti sul fronte europeo: dapprima raggiunse le semifinali di Coppa Uefa nel 1993, perdendo ai rigori contro il Borussia Dortmund l’accesso alla finale contro la Juventus mentre vinse l’Intertoto nel 1997.
Nella 2010 si guadagnerà l’accesso alla fase a gironi della Champions League con il terzo posto in Ligue 1: superato nel play-off niente di meno che lo Zenit San Pietroburgo, il sorteggio lo inserirà nel girone della morte con Real Madrid, Milan ed Ajax. Una sola vittoria contro gli olandesi lo relegherà all’ultimo posto.
Il suo modo di lavorare e di relazionarsi con il gruppo era molto conosciuto e apprezzato: infatti instaurava con i calciatori un rapporto quasi paterno controllandolo in ogni istante della giornata e spesso pedinandoli in discoteche e altri luoghi di incontro per evitare che si deconcentrassero da quelli che erano gli impegni calcistici e professionali. Grazie al suo modo di lavorare riuscì a far nascere delle vere e proprio stelle nel mondo da calcio da Djibril Cissé, passando per Taribo West, Philippe Mexes, Basile Boli, Laurent Blanc ed arrivando a Bacary Sagna, senza dimenticare un certo Eric Cantona.
Le basi del suo lavoro, costruito assieme al presidente del club Jean-Claude Hamel, furono fin da subito spese contenute e lancio di giovani del vivaio. Poi sul finire degli Anni Settanta, grazie alla cessione della stella locale Olivier Rouyer per la ragguardevole cifra di 300 milioni di lire dell’epoca, l’inseparabile duo decide di investire la somma nell’acquisto di una vecchia fattoria situata a qualche centinaio di metri dallo stadio.
Nasce così un centro di formazione che diventerà il migliore del paese, sfornando in continuazione talenti. Roux che ha sempre dato molto peso alle sue parole, disse in merito: “I giocatori noi ce li fabbrichiamo in casa, non siamo miliardari e da noi un franco é un franco…”.
Al momento del suo addio al club della Borgogna, avvenuto subito dopo la vittoria della quarta coppa di Francia, farà un discorso molto semplice per spiegare la scelta: “È tempo che io mi ritiri; ho riflettuto per diverse settimane e ho capito che è un passo necessario. Voglio lasciare prima del declino e penso che questo sia il momento giusto. Smetto dopo una stagione magnifica”.
Dopo l’addio del tecnico alsaziano, l’Auxerre subirà un inarrestabile declino che lo porterà fino alla Ligue 2 dove milita ancora oggi.
Una brevissima esperienza al Lens nel 2007, solo quattro partite, non intaccò minimamente la figura carismatica. Anzi, la sua volontà di rientrare nel mondo del calcio comportò una modifica al regolamento che fece interessare alla questione anche l’allora presidente della Francia Nicolas Sarkozy.
Le norme della Lega transalpina prevedevano che il limite d’età per un tecnico fosse di 65 anni: Guy aveva già spento 68 candeline e così, visto il carisma e la qualità dell’uomo, venne apportata la modifica ad un regolamento obsoleto del 1974.
Attualmente è commentatore sportivo in occasione delle competizioni nazionali ed europee, con una particolare attenzione rivolta alla sua salute, dato che nel corso degli ultimi anni diverse volte era stato l’annuncio della sua morte, quasi una dorma di scaramanzia.
In Francia Guy Roux è considerato una vera e propria leggenda vivente per il suo modo di lavorare e per l’amore trasmesso ad un’unica squadra, chissà se il futuro ci riserverà ancora allenatori del genere..
Le frasi famose di Guy Roux
Un piccolo salto è ancora più elevato rispetto ai grandi salti.
Una partita di calcio è giocata con 3 arbitri così ci sono 3 volte più probabilità di errori arbitrali.
Quanto più si cambia , maggiore è la possibilità di sbagliare.
Sono stati prima i galli ad aver covato.
Se si dovessero punire tutti i giocatori che escono da un locale notturno , non si potrebbe convocare mai nessuno.