La sostituzione di un calciatore durante i 90 minuti può essere il momento più eccitante: se la squadra è sotto nel punteggio, si affidano speranze (e magari i soldi scommessi) sul nuovo entrato, pensando che sia calato dal Cielo per portare il goal risolutore.
Se il punteggio invece ci arride, il più delle volte è considerata una potenziale perdita di tempo oppure che il tecnico voglia farsi notare dando l’impressione di capire l’andamento del match.
E per colui che entra? Cosa passerà nella testa del calciatore, speranzoso di portare un contributo ai compagni? Meglio non pensarci, potrebbe dire, per non parlare del caso in cui la sua presenza si limita solo ad alcuni minuti.
Minuti, istanti, che non sono quelli finali, bensì durante il match. Curiosità a parte, talvolta è accaduto che in un match professionistico, si sia trattato di assaggiare appena l’erba verde.
In Eredivise, nel marzo 2008 durante l’incontro Twente – Vitesse, gli ospiti sostituirono il difensore Haim Megrelishvili dopo appena sei minuti dal suo ingresso sul terreno di gioco. Il tecnico Rutger Ijzermans, come spiegò poi in conferenza stampa, non era rimasto per nulla soddisfatto di come si fosse disimpegnato nei brevi istanti di gioco. Per la cronaca, nonostante il tentativo, il risultato fu di 4-3 in favore dei padroni di casa.
Ma questo è solo l’inizio. Nel marzo 1998, durante un match infrasettimanale fra Lincoln City e Swansea, valido per la League 3, allora la quarta serie inglese, il tecnico dei padroni di casa John Beck, pensando forse in maniera eccessiva alla pre-tattica, mise in campo dal primo minuto uno schieramento fin troppo difensivista.
Ritenendo che gli ospiti avrebbero giocato con tre punte, iniziò la gara con quattro difensori centrali (!!!), due laterali di difesa, due centrocampisti rocciosi e due punti.
Quando si accorse che invece gli ospiti si erano limitati ad un classico 4-4-2, chiamò dopo due soli minuti di gioco la prima sostituzione, richiamando in panchina addirittura una bandiera del club come era il capitano Grant Brown, difensore centrale, per inserire Steve Brown, uomo di centrocampo che faceva della velocità la sua miglior abilità. Il risultato finale? Un pareggio per 1-1, con il Lincoln che acciuffò il match in rimonta all’80°.
Anche nel Profondo Nord non manca la fantasia. Nell’ottobre 2006 il Bryne riceveva in casa Tromsdalen in un match valido per il massimo campionato norvegese. Il Bryne si trovava in un periodo abbastanza difficili: numerosi infortuni avevano letteralmente falcidiato il reparto arretrato, costringendo il tecnico svedese Johansson a dover fare i salti mortali per allestire la formazione. E siccome il regolamento in quell’epoca non permetteva di far iniziare il match ad un under 18 privo di contratto da professionista, dovette ricorrere ad uno stratagemma.
Schierò infatti nell’undici iniziale Håvard Sakariassen, attaccante infortunato, come difensore centrale e dopo appena un minuto di gioco chiamò la sostituzione per far debuttare il giovane Oddgeir Salte. A poco servì la mossa, poichè il Tromsdalen vinse facilmente per 3-0.