Settimana complicata e complessa quella del calcio quando Champions, coppe e torneo nazionale si mischiano armonicamente lasciando lo spettatore incolume basito di fronte ad una tv che sembra eruttare risultati a nastro senza un senso.

L’Inter A si fa sbatter fuori da un Barcellona B che aveva annunciato con largo anticipi che veniva a vedere la Madonnina ed il Duomo senza voler infierire. Messi rimaneva nella sua fazenda a curarsi ferite che non aveva, soltanto che non c’era bisogno: ci pensano i ragazzini a far vedere che il talento non ha età e vale oro. Poi, in quel di Napoli, il Vesuvio pare davvero eruttare visto che fa le valigie un signore e tecnico con un palmares da fare invidia a Wikipedia, tanto che le bacheche sono gonfie. Ma siccome conta il grano, non quello della pasta, Ancelotti saluta con la squadra agli ottavi e lascia all’allievo Gattuso il compito di portare la barca nel Golfo (del quarto posto almeno).

Arriva il week end ed il torneo riscrive un’altra storia: siamo ancora agli anni 90 con Inter e Juve a lottare. La parità, che nel calcio è sinonimo spesso di paura, stavolta lascia ancora più contenti gli esterni e la stampa che sognava l’equilibrio da anni. Che sia la fine dell’inverno a segnare l’ennesimo tricolore bianconero il Pampa non è per nulla convinto, dato che pare quest’anno che qualcosa possa accadere, e vivaddio che accada, bando alla noia.

La settimana per chi scrive è stata però dura: l’assenza di un Maestro di sport e compagnia, un uomo che con una straordinaria forza sapeva lavorare per “fare gruppo”, come solo lui sapeva ripetere con costanza e verità, ed improntando sempre alla positività, facendo si che ciò che accade normalmente su di un campo, vittoria e sconfitta, vada sempre riletta alla luce di quello che è la Vita.

Ciao Mauro e grazie per aver camminato sulla mia strada.