Chi dice che di integralismo si può vivere non ha mai saputo cosa è il calcio ed il so splendido gioco che appassiona milioni di tifosi da più di più centinaio di anni. Anche se non saperlo non ha mai fatto male a nessuno ed anzi le donne sono sopravvissute quando i lori mariti alla domanda chi è il Trap, han risposto un uovo ritmo musicale, per tanti il calcio è la vita che percorre ogni santo giorno che il padreterno gli ha concesso di vivere con gioa e tristezza, in ricchezza e povertà.
E tornando al tema se l’integralismo non ha senso di esistere che chiedere al mister Sarri cosa significa svestire i panni di massaio per indossare una giacca (od anche un piumini va bene) è la dimostrazione che l’apparenza nulla fa nemmeno in uno degli sport che tutti vorrebbero fare, nel senso di conto corrente ricco e sontuoso
12 partite in ampionato, 10 vittorie e due pari, di cui uno per 0-0 soffrendo le pene dell’Inferno sul campo di una rivale molto odiata (sportivamente) per saggiare cosa significa dirsi sarrista e poi puntare, giustamente a riscaldarsi al sacro fuoco della vittoria, quella Nike che oggi veste ma un tempo muoveva le ali ed il suo battito rinfrescava le menti de vincitori.
eccolo allora il buon Maurizio Sarri da Bagnoli, da quel Sud e da quella Napoli da cui oggi vorrebbe fuggire suo malgrado un figlio della pianura Padana come Carletto Ancelotti, trionfatore e non tronfio di coppe e titoli in ogni dove. Se da Napoli si scappa non è perché si sta male ma perché tre lettere ricche ADL come associazione donatori libertà non sempre corrispondono ad un terra quella partenopea ricca di sfrontatezza e illimitata freschezza.
Addappà a nuttata e chiedo perdono se lo scrivo male, ciò che conta è dentro e non in un soprabito.
Abiura.