Harald Bohr, calciatore ed illustre matematico con un fratello da Nobel

Calcio e libri spesso non vanno d’accordo e così se un pedatore riesce a raggiungere addirittura il massimo dei riconoscimenti mondiali, allora il suo nome rimane nella storia. E’ ciò che accadde ad uno dei primi campioni del calcio danese, Harald Bohr, che contribuì alla medaglia d’argento alle Olimpiadi 1908 a Londra.

Bohr, che iniziò a calcare i campi da gioco a 16 anni con la maglia dell’Akademisk Boldklub, club di Copenhagen, dopo aver partecipato ai Giochi Olimpici vestendo la maglia della nazionale che partecipava per la prima volta ad una rassegna internazionale. Siglò anche due reti nella vittoria per 9-0 contro la Francia B. In finale i danesi verranno battuti per 2-0 dalla Gran Bretagna. Da notare che sarà zio di Ernest che parteciperà a sua volta alle successive Olimpiadi londinesi del 1948, nella specialità dell’hockey su prato.

Harald Bohr poco dopo la rassegna olimpica abbandonerà il calcio per dedicarsi interamente agli studi. Già in famiglia l’istruzione era al primo posto: infatti il padre Christian era professore di fisiologia e così la laurea in matematica nel 1910 ad appena 23 anni era il naturale proseguimento.

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I fratelli Bohr, Harald (a sinistra) e Niels

Si dedicò principalmente all’analisi, tanto che i suoi contributi maggiori avvennero nel campo delle funzioni quasi periodiche. Il fratello Niels, anch’egli calciatore sebbene di livello inferiore, portiere per la precisione, arrivò addirittura al Premio Nobel per la Fisica nel 1922, “per i suoi servizi nell’indagine sulla struttura degli atomi e della radiazione che emana da essi”.

Le origini ebree della madre, in una Danimarca invasa dai nazisti, misero in pericolo gran parte della famiglia Bohr: mentre Nils fuggì in America, dove continuò a contribuire agli studi sull’energia nucleare, Harald proseguì la carriera presso l’Università della capitale danese.

Famoso rimase un suo articolo sul quotidiano Berlinske Aften in cui criticò aspramente le idee di Ludwig Bieberbach relativamente alla razza. Le sue qualità in cattedra ne fecero un insegnante modello, tanto l’Università di Copenaghen decise di intitolargli la medaglia che annualmente viene consegnata al migliore professore dell’accademia.

Morirà nella capitale scandinava il 22 gennaio 1951 all’età di 63 anni.

Davide Bernasconi

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