Frasi famose di Michel Platini

Michel Francois Platini nasce il 21 giugno 1955 in Francia, a Joeuf. Inizia fin da subito a tirare i primi calci al pallone imitando il padre, calciatore a livello dilettantistico nella squadra del paese. Poi la carriera prende la strada retta, con una crescita esponenziale che lo porta prima al Nancy, poi St Etienne ed infine l’approdo in Italia alla Juventus, dove si consacra a livello internazionale.

Successi a ripetizione con la maglia bianconera, compresa anche la maledetta Coppa dei Campioni nella triste e tragica notte dell’Heysel. Nel frattempo con la maglia della Francia, arriva due volte alle semifinali della Coppa del Mondo, sempre battuto dalla Germania. Se nell’82 raccoglie il quarto posto, battuto dalla Polonia del suo futuro compagno Boniek, in Messico 86 si consola con il bronzo virtuale.

Trionfa all’edizione di Euro 84 in Francia, diventando anche capocannoniere della rassegna. Chiude a soli 31 anni, in un pomeriggio piovoso di maggio del 1987, battendo il Brescia per 3-2 nell’ultima giornata della Serie A.

Una breve carriera in panchina, dirigendo la nazionale del suo paese, poi il passaggio alla scrivania, diventando  all’inizio del 2007 presidente dell’UEFA. Poi, i problemi del Presidente della FIFA Blatter paiono lanciarlo verso il massimo incarico.

Ma l’8 ottobre 2015 Michel Platini viene sospeso per 90 giorni dal comitato etico della FIFA poiché accusato di aver percepito, nel 2011, 2 milioni di franchi svizzeri come compenso da Blatter, per lavori svolti fra il 1999 e il 2002. Il 21 Dicembre 2015 viene squalificato per 8 anni dal comitato etico per corruzione, stessa squalifica che viene attribuita anche a Joseph Blatter.

Le frasi famose di Michel Platini

 

Il calcio deve rimanere umano.

[Alla domanda di Gianni Agnelli nell’intervallo di una partita: «Ma come Michel? Un atleta come lei fuma nell’intervallo?»] Avvocato, l’importante è che non fumi Bonini, è lui quello che deve correre. Io sono Platini.“

Ho cominciato a giocare nella squadra più forte della Lorena, continuato nella squadra più forte di Francia, e finito nella più forte del mondo.

L’importante è essere sempre sinceri con se stessi. Io sul campo non ce la facevo più. Perciò ho lasciato.

L’Avvocato, il grande Gianni Agnelli mi ha insegnato a vivere; da Boniperti ho imparato a spendere i soldi; Trapattoni, invece, mi ha insegnato ad attaccare e Prandelli… Beh, il mio amico Cesare mi ha insegnato a giocare a carte.

Gli allenatori e la critica: troppo legati ai risultati. Ci sono tecnici che si ostinano ad adeguare i giocatori alle loro tabelle. Sbagliato.

Anche Einstein, intervistato tutti i giorni, farebbe la figura del cretino.

La vita è un gioco e va giocata sapendo che si può perdere. Ma che senso ha non giocarla?

Gli allenatori si credono depositari del verbo, ma ormai giocano tutti con una punta.

C’è chi vuole far morire il calcio di scandali, truffe, denaro eccessivo e debiti. Io predico il fair play finanziario, che fra poco batterà i suoi colpi contro i club trasgressori.“

[Sull’inserimento al Hall of Fame del calcio italiano] Se non fossi nato in Francia forse non avrei vinto questo premio, però sarei diventato campione del mondo nel 1982…

Agnelli è una persona che tutti vorrebbero come zio.

Le donne giocano bene e sono leali, e questo fa spettacolo sano e vero: per tutti quelli dello sport, non per i voyeur. Fra poco i pessimisti sul futuro del calcio saranno presi a pallonate dalle donne.

Tavecchio ha fatto una cazzata. Quando gli ho parlato al telefono stava quasi piangendo. Però molti ci hanno speculato su. Conosco Carlo da una vita.

Se Dio non mi avesse dato il pallone, sarei un salariato di basso livello.

Del Piero e Juve? Eh, si sa che gli italiani hanno problemi a uscire dal calcio… Spero solo che una bandiera come lui non finisca la carriera lontano da Torino.

La politica dovrebbe essere come la Nazionale: dovrebbero sempre giocare i migliori. Ma non è mai così, in nessuna parte del mondo.

Il doping non sono gomme da masticare. Il doping è come fare l’amore, c’è bisogno di essere in due: il dottore e l’atleta.

Ho cominciato a giocare nella squadra più forte della Lorena, continuato nella squadra più forte di Francia, e finito nella più forte del mondo.

Davide Bernasconi

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