Il porno è una cosa seria. È molto più seria di quanto dicano e io potrei tranquillamente tenere lezioni all’università. È arte pura. […] In occasione dell’Isola dei Famosi un brillante giornalista italiano ha parlato della masturbazione come fosse una malattia, invece è una di quelle cose che Dio ci ha dato e di cui gli siamo grati. Anche io mi masturbo davanti a un film porno. Chi non l’ha mai fatto è un degenere, anche se li guardo solo per completare la ricchezza del mio patrimonio conoscitivo.
Poche cose sono certe e continuative nella storia dell’umanità come l’andare a puttane. Tolgo di mezzo subito un possibile equivoco. Non sono un praticante della cosa. Non ci vado adesso né ci andavo a venti o trent’anni, salvo in un paio di occasioni di cui la sola emozione che ricordo è la noia.
[Sulla Juventus] Una squadra che è tornata ad essere l’orgoglio del calcio italiano alla faccia di tutti i club “Juve merda” disseminati per lo stivale. Una squadra che è una scuola del carattere, uno stemma, un brand. L’unico brand italiano del 1930 tuttora in voga.
La parola prevenzione è infinitamente migliore della parola rivoluzione.
[Su Oscar Giannino] Conosco benissimo le sue smargiassate, lui è un mentitore professionale, ma è bravissimo nel suo lavoro. Ha sbagliato a vantarsi delle lauree, perché sono le cose più inutili e stucchevoli. Con la mia laurea io mi ci sono pulito le scarpe e non sono neppure venute pulite.
Il destino va preso per quello che è: ogni giorno è un’opportunità, un regalo che qualcuno ci ha fatto.
Grillo? È un miliardario che si veste da baracconato e va gridando pezzenterie. Sono totalmente insensibile a Grillo, come i film che non mi piacciono e non guardo. Di lui non mi arriva nulla, sento solo una gran fanfaronata molto furbetta. Non penso che creda alle cose che dice, come il voler prendere il cento per cento. Ormai Grillo è una macchinetta, metti una moneta ed esce una nenia, come aver messo un gettone in un jukebox.
Quello che noi oggi chiamiamo Juventus nacque nel novembre 1897 su una panchina di Corso Re Umberto, lì dove il gran vialone Sabaudo fa angolo con Corso Duca di Genova, e per iniziativa di un gruppo di studenti del Liceo Ginnasio più famoso di Torino, Il Massimo D’Azeglio. Juventus, una dizione che si sarebbe rivelata perfetta perché non ancorava sentimentalmente il nome della squadra all’una o all’altra città italiana e bensì a un valore e a una speranza universale, la “juventute”.
Qualcuno di voi che abbia amato il calcio ricorda una sola volta che Scirea sia entrato sulla palla fuori tempo, si sia sgraziato nel movimento di ostruire e far ripartire il gioco? Qualcuno di voi ricorda un suo gesto eccitato o fuori posto o sleale? Io non credo. O meglio quei gesti eccitati o fuori posto o sleali non ci sono mai stati.
Quando Boniperti calciava la palla la faceva risuonare, tanto la colpiva alla perfezione.
In campo Omar Sivori è guascone fino in cima ai capelli di quel gran testone. Porta i calzettoni calati sulle caviglie, senza la protezione dei parastinchi, come a sbatterlo in faccia agli avversari che lui è talmente sgusciante e imprendibile che loro non riusciranno neppure a picchiarlo.
Fare un Triplete per un anno solo e poi non vincere più niente per oltre 50 anni è come fare una volta un’orgia e ammazzarsi di seghe per il resto della vita.
Quella che Leonardo Sciascia definiva il più innocente dei peccati capitali.
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Poche cose sono certe e continuative nella storia dell’umanità come l’andare a puttane. Tolgo di mezzo subito un possibile equivoco. Non sono un praticante della cosa. Non ci vado adesso né ci andavo a venti o trent’anni, salvo in un paio di occasioni di cui la sola emozione che ricordo è la noia.
È esilarante che i mass-media fingano di scandalizzarsi quando un bel pezzo della squadra del Manchester United convoca, in un non ricordo più quale albergo, una caterva di puttane, due o tre a testa. E che cosa volete che facciano dei ragazzoni di vent’anni che guadagnano in sterline l’equivalente di mezza milionata di euro netti il mese? Pensavate che passassero tutto il loro tempo libero nelle gallerie d’arte e nelle librerie antiquarie?
Su Zdeněk Zeman […] grande allenatore ma anche un impagabile cabarettista quando si tratta di lanciare veleno anti-Juve.
La Juventus è l’unica donna della nostra vita che non c’ha mai tradito.
Il destino va preso per quello che è: ogni giorno è un’opportunità, un regalo che qualcuno ci ha fatto.
I manganelli fanno parte della democrazia. Camusso? Dice banalità.
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