Daniele De Rossi è la Roma: l’etichetta è il marchio del centrocampista giallorossa che se la tiene stretta dopo l’addio al calcio di Francesco Totti. e per il barbuto giocatore a tutto campo giallorosso, la maglia della Roma vale tutta la sua vita. Ecco le frasi famose di De Rossi, mai pronto a tirare indietro la gamba sul campo, mai intenzionato nascondersi nemmeno davanti ad un microfono.
Chi sta in campo non sente i fischi. E’ normale che un campione affermato abbia sempre i fari puntati contro.
Ho solo un unico rimpianto, quello di poter donare alla Roma una sola carriera.
Prima di tirare in porta immagina di dover spaccare delle catene.
Stare accanto a Francesco per un’intera carriera, a quello che verrà ricordato come il giocatore più grande della storia, non è normale. In questa città un po’ strana qualcuno ha provato a raccontare la storia di me e di lui contro, per dare forza alle sue tesi…ma sono maiali col microfono e restano maiali col microfono.
La Roma la amo troppo, viene dopo mia figlia. Non è ruffianeria. Quando segno non posso fare le orecchie alla Toni, non ci riesco. Mi viene da baciarla la Roma.
Come non penso alla Nazionale quando sono a Roma, non penso alla Roma quando sono in Nazionale. O meglio: non è giusto preoccuparsi che i giocatori della Roma si affatichino in vista della prossima gara in campionato. Non sarebbe giusto, Non è un pensiero da professionista.
[Sulla tessera del tifoso] Sono contrario, non mi piacciono le schedature. In alcuni casi viste le ultime vicende forse servirebbe anche la tessera del poliziotto. Non credo che questa possa essere la soluzione del problema: chi va in giro con un coltello in tasca e lo usa per colpire un’altra persona non sta bene, non è uno normale, così come non sta bene neanche un poliziotto che prende a calci un ragazzo che non c’entra nulla.
Davanti alla difesa, ad esempio, riesci a metterti maggiormente in mostra perché hai la possibilità di giocare più palloni; se giochi più avanzato, invece, hai la possibilità di fare gol. Ogni posizione ha i suoi lati positivi.
[Dopo Roma-Inter 2-1 del 27 marzo 2010] La Roma la amo troppo, viene dopo mia figlia. Non è ruffianeria. Quando segno non posso fare le orecchie alla Toni, non ci riesco. Mi viene da baciarla la Roma.
Io mi diverto a giocare, il ruolo è importante ma fino a un certo punto. Dove mi mettono gioco.
La continuità è l’ingrediente che fa vincere gli scudetti.
Conte è bravo, dà equilibrio e organizzazione alla squadra, ed è decisivo quanto uno che in campo fa le rovesciate e la mette dentro-
Conte è un animale da campo
Sono contrario, non mi piacciono le schedature. In alcuni casi viste le ultime vicende forse servirebbe anche la tessera del poliziotto. Non credo che questa possa essere la soluzione del problema: chi va in giro con un coltello in tasca e lo usa per colpire un’altra persona non sta bene, non è uno normale, così come non sta bene neanche un poliziotto che prende a calci un ragazzo che non c’entra nulla.
La squadra deve puntare a vincere, però parlando di una eventuale scelta di vita, di un eventuale prolungamento, di una eventuale chiusura della carriera a Roma, che è poi quello che io spero, voglio dire che se vinciamo siamo tutti più contenti ma la mia riflessione è che a Roma si diventa grandi anche senza vincere coppe dei campioni e scudetti.
Possiamo fare tutto il buonismo del mondo, tanto poi rimane solo la classifica.