Portiere dell’Italia e della Juventus per quasi un ventennio, Gigi Buffon non hai mancato di far sapere il proprio pensiero in pubblico, a volte anche facendo uscite azzardate in tema di politica, a volte invece difendendo a spada tratta compagni ed allenatori che erano sulla graticola, come un vero capitano fa, a costo di rimetterci la faccia. Ed ora che il declino agonistico e l’uscita di scena pare avvicinarsi, sembra già di sentire le prime voci e pensieri di quando vedendo la porta della Nazionale, non vedremo più il gigante di Massa Carrara a difesa dei pali.
Frasi famose di Buffon
Possono cambiare gli uomini, possono cambiare i dirigenti, però quello che ha di forte questa società sono i giocatori cui è stata tramandata una voglia di vincere, di primeggiare, che non è pari in nessuna altra squadra.
Non voglio più sentire nulla su Calciopoli, il passato è importante ma il futuro lo è ancora di più.
Siamo sempre l’Italia di piazzale Loreto, non cambia niente. Basta un nome in prima pagina e tutto viene infangato, quando il fatto per ora non è chiaro. Bisogna stare molto attenti a dare giudizi troppo veloci: anni fa ci sono passato anch’io, infangato in prima pagina per una cosa nella quale non c’entravo per niente: per ora stiamo facendo solo questo, cioè una grande pubblicità a uno scandalo dove per ora non c’è nulla di concreto.
[Su Andrea Pirlo] Quando l’ho visto giocare ho pensato: Dio c’è, perché è veramente imbarazzante la sua bravura calcistica.
Il giorno dell’inaugurazione dello Juventus Stadium. Ho provato tante emozioni, tutte molto forti. Mi sono detto “ma in che società sto giocando”. Sono riemersi pensieri che non mi toccavano da parecchio tempo. Ho risentito tutto l’orgoglio di far parte di un club con una storia unica, che fa tremare le gambe. Quella sera mi ha caricato a mille, è stata fondamentale a livello di motivazioni, è come se fossi tornato indietro nel tempo.
[Riferendosi all’arbitro Sebastiano Peruzzo dopo Juventus-Siena 0-0 del 5 febbraio 2012] Se mi vieni a chiedere se c’è un corner o no, ti dico che non c’era e lo assegni lo stesso, allora dimostri di non mantenere un comportamento serio, e mi invogli a cercare di imbrogliarti la volta successiva, per ottenere il massimo risultato possibile. Di certo non rischierei di perdere la mia onorabilità e la mia serietà per un calcio d’angolo; contro l’Udinese l’arbitro era in dubbio in una situazione simile, e io gli avevo detto che il corner per gli avversari c’era.
[Sul gol annullato al Milan in Milan-Juventus 1-1 del 25 febbraio 2012] L’azione è stata talmente convulsa e veloce che non mi sono accorto se fosse gol o no. E se anche se me ne fossi accorto, non faccio il figo e il bello, e ammetto che non l’avrei detto all’arbitro. Per il processo di beatificazione, più avanti.
[Dopo l’ultima partita di Del Piero in campionato con la Juventus nel 2012] Commovente è l’unica parola che mi viene in mente. Era giusto così, il tributo ad Alex che ha passato metà della sua vita a combattere e lottare per questa maglia. È davvero tanto. E quando il legame, il cordone ombelicale si spezza, resta tanta amarezza.
Alcune volte si pensa… E in alcuni casi si dice che sono meglio due feriti che un morto. Le squadre le partite se la giocano e sarà sempre così, ma ogni tanto qualche conto bisogna anche farlo.
[Sul numero di campionati italiani vinti della Juventus al 2012] Dico sempre che sul campo è accaduta una cosa, in altre sedi un’altra, se poi conta più una sede che il campo… Amen. Se mi chiedono quanti ne ho vinti, dico che ne ho vinti 5, ma che ne hanno assegnato 3.
[Alla vigilia degli Europei 2012] Ci tengo, ci spero, ci credo… Baratterei 2-3 anni di vita per ritornare là, dove tutti noi sognamo… Dove tutti noi vorremo arrivare… Rivedere un’Italia in festa, rivedere la gente orgogliosa della propria Nazionale, sarebbe il regalo più bello di questo fine stagione.
Mamma mia… sic transit gloria mundi… è da due giorni che si parla solo ed esclusivamente di “biscotto”, biscotto di qua, biscotto di là, biscotto di su, biscotto di giù… come se avessimo già vinto la partita con l’Irlanda, come se gli altri non avessero il sacrosanto diritto di sentirsi offesi da tali illazioni, che appartengono solo ed esclusivamente a noi, … come se gli altri non avessero il privilegio di pensare che Trapattoni con l’Irlanda potrebbe avere un occhio di riguardo nei confronti nostri (cosa assolutamente da escludere), come se la cultura del sospetto appartenesse solo a noi e noi fossimo gli unici a poterla esercitare, come se pareggiare fosse uguale a fare 2-2, come se accontentarsi di un risultato (che soddisfa entrambi) negli ultimi 20 minuti fosse uguale a mettersi d’accordo.
Viaggiare è più bello che arrivare, battersi è più bello che vincere.
Io sono sempre ottimista, positivo, felice. A volte non mi va di dimostrarmi tale in pubblico, però quando sono nello spogliatoio e con i compagni sto bene. Quella è la mia forza e quando sono in campo nulla e nessuno potrà condizionarmi.
Il calcio giocato è sicuramente la miglior medicina per il calcio stesso.
Io credo che bandiera o non bandiera bisogna vedere come ci si comporta, perché se uno sta tanti anni in un posto e non dà l’esempio con i comportamenti, magari per altri può essere una bandiera e invece non è così.
È l’alibi migliore per chi non vince; dire che la Juve è davanti perché si comporta in maniera scorretta è una giustificazione da dare ai tifosi. La Juve è come il maggiordomo: sempre colpevole.
[Dopo la morte di Tito Vilanova] Certe facce trasmettono durezza ma anche lealtà… Non ti ho conosciuto, ma mi porterò dietro questa bella impressione…
Non ho mai guardato agli altri per emularli o superarli. Gli obiettivi li ho sempre posti per me stesso, per cercare di essere felice, per scrivere pagine importanti per il calcio. Io ho cominciato molto prima di Zoff. Se arrivo a 40 e non a 41 è lo stesso.
Vincere la depressione è stata la miglior parata della mia vita.
[Riferito alla porta] Avevo 12 anni quando ti ho voltato le spalle. Rinnegai il mio passato per garantirti un futuro sicuro. Una scelta di cuore. Una scelta d’istinto. Proprio nel giorno in cui ho smesso di guardarti in faccia però, ho cominciato ad amarti. A tutelarti. A essere il tuo primo e ultimo strumento di difesa. Ho promesso a me stesso che avrei fatto di tutto per non incrociare più il tuo sguardo. O per farlo meno possibile. Ma ogni occasione è stata una sofferenza, dovermi voltare per rendermi conto di averti deluso. Ancora. Ancora una volta. Siamo sempre stati opposti e complementari, come Luna e Sole. Costretti a vivere uno accanto all’altro senza mai potersi sfiorare. Compagni di vita a cui viene negato il contatto.
[Su Johan Cruijff] L’unico che poteva dare lustro ad un semplice 14, capace di far germogliare calcio dove non ce n’era traccia.
[Famosa gaffe nel 2016] Non sono felice di come vadano le cose attualmente. In Italia non si vince la Champions da quando il Milan non la conquistò contro il Liverpool nel 2007.
Le Olimpiadi per me sono sempre state una competizione fuori dal tempo. Un’oasi di felicità ed entusiasmo fatta di scherma, atletica, nuoto, tuffi, box, judo, ciclismo, volley, canoa..
Nella mia carriera è stata molto importante anche la famiglia in cui sono cresciuto, i valori che mi hanno trasmesso, e il modo di saper gestire il successo. Avere avuto una famiglia di sportivi di alto livello mi ha senza dubbio facilitato il compito, aiutandomi a non esaltarmi nei momenti di grande euforia ed a reagire nei momenti di difficoltà.
Ho fatto un rapido calcolo: ho iniziato con giocatori nati nei primi anni 60, finirò con i 2000. In un certo senso ho attraversato quattro decenni, cercando di esserci sempre e non soccombere mai. E il mio orgoglio più grande è quello di esserci riuscito.
I morti sono morti e non rompono i coglioni a nessuno. Vanno lasciati in pace e vanno rispettati, fossero anche i nemici ed i rivali più acerrimi che uno possa avere. Perché i morti hanno mogli, figli e nipoti e dar loro una seconda atroce sofferenza, oltre quella che hanno già patito, è disumano. W la rivalità…. W lo sfottò….. W il campanilismo….. W la sportività…. W la vita nella pienezza dei suoi sentimenti, alcuni nobili, altri magari un po’ meno. Ma quando si scrivono frasi indecorose o inopportuni striscioni, probabilmente senza piena consapevolezza, si è più morti dei morti. Mi provoca ribrezzo e rabbia sentire torturare ancor oggi i nostri 39 angeli dell’Heysel: non macchiamoci delle stesse colpe. Siamo uomini. Dobbiamo distinguerci se vogliamo seminare qualcosa di duraturo e costruttivo per l’umanità che arranca. Non accontentiamoci d’essere mediocri e vili solo per rifarci di uno sgarbo subito.
[Dopo la vittoria della Juventus del campionato italiano 2016-2017] Sono sei scudetti consecutivi ma anche dieci in carriera. Sì, dieci. Non mi vergogno a dirlo. Li ho vinti tutti. Sul campo. Accanto a campioni di cui, mentre scrivo, rivedo volti, fatica e sorrisi. La Federazione, Wikipedia o la Lega dicono che sono otto. Io non discuto arbitri, giudici e leggi. Ma nessuno può negarmi il diritto di sentirli tutti miei […]. Nessuna polemica quindi. Nessuna volontà di riaprire capitoli passati. Solo l’orgoglio per quanto ho costruito, vinto e conquistato sul campo. Mai solo. Sempre in squadra!
[Sull’introduzione del Video Assistant Referee nella Serie A] Così non mi piace, se ne sta facendo un uso spropositato e sbagliato. Parto dal presupposto che bisogna liberare gli arbitri dal mostro, anche per poter valutare serenamente la bravura di un direttore di gara che si deve prendere la responsabilità delle decisioni in base alle percezioni del campo. Secondo me si sta facendo un uso spropositato del Var, sbagliato. Si diceva che andava utilizzato con parsimonia, in modo giusto e utile. E invece così sembra di giocare a pallanuoto, è qualcosa di molto brutto. Anche perché nel calcio non tutti i contatti sono da rigore. […] Lo dico mio malgrado, da portiere di una squadra che vince e attacca spesso, quindi mi do la zappa sui piedi. Lo scorso campionato abbiamo avuto tre rigori a favore, quest’anno arriveremo a cinquantacinque, ma questo non è più calcio, diventa pallone da laboratorio. Tra l’altro in questo modo non conosceremo mai l’effettivo valore di un arbitro: se fossimo tutti più sereni, obiettivi e accettassimo gli errori, vivremo con più umanità tutti i risultati. […] [Il Var] È uno strumento che, adoperato con parsimonia, può dare ottimi risultati e fare il bene del calcio. Ma così non mi piace, è brutto.
[Su Lionel Messi] Quando ci giochi contro e vedi la cattiveria e la rabbia con la quale fa determinati movimenti, con la quale prepara il tiro e scaglia il pallone, capisci che si tratta di un giocatore di un’altra categoria. Quando calcia uno come lui […], ti accorgi che il peso della palla è diverso rispetto a quella calciata da un giocatore “normale”.