L’Inghilterra ha sfornato diversi portieri famosi: da Peter Shilton a Ray Clemence senza dimenticare il numero per eccellenza come Gordon Banks che al momento è l’unico a poter vantare il titolo di campione del mondo. Ma Frank Swift non può passare nel dimenticatoio non solo per la bravura ma anche per la triste tragedia che lo ha segnato.
Frank Victor Swift nacque il 26 dicembre 1913, la data oggi nota per il Boxing Day, a Blackpool, Cominciò a lavorare nella città natale presso la Blackpool Gas Works, un’impresa petrolifera, che disponendo di una squadra di calcio per il dopolavoro, fu anche la sua prima compagine.
Da lì passò a vestire la casacca del Fleetwood Town FC, che gli permise di farsi notare nel calcio che conta. A 18 anni arrivò l’ingaggio del Manchester City, già allora militante nella massima serie inglese.
I primi due anni trascorsero senza particolari esperienze: la giovane età infatti non gli permise di conquistare il ruolo di titolare, che arrivò soltanto due anni dopo. E nel 1934 i Citizens arrivarono in finale di Fa Cup: Swift era talmente nervoso che al fischio finale, festeggiando la vittoria per 2-1 contro il Portsmouth, finì per spogliarsi completamente. La cosa non potè passare inosservata: infatti non riuscì a presenziare alla cerimonia di consegna del trofeo, causa la nudità.
Qualche giorno dopo, il Re Giorgio V gli inviò un telegramma personale a tal riguardo, chiedendogli (ironicamente) se fosse riuscito nell’impresa di recuperare l’abbigliamento.
Lo scoppio del Secondo conflitto Mondiale causò l’interruzione dei campionati: Swift finì presso la Army School of Physical Training, nei pressi di Aldershot, dove ritrovò diversi compagni di squadra. Tuttavia nel 1939 fece il suo esordio con la nazionale dei Tre Leoni, giocando in occasioni di incontri amichevoli.
Terminata la guerra, riprese regolarmente ad indossare la divisa del City, terminando la carriera a 36 anni, avendo disputato circa 400 matches con i light blues e 33 con l’Inghilterra.
Fisicamente era un giogante per l’epoca: 188 centimentri d’altezza e due mani enormi, 30 cm di lunghezza che gli valsero l’appellativo di Mani di Padella. Il caso volle che il suo successore fosse un nemico di guerra, l’ex soldato tedesco Bert Trautmann.
Smessi i guanti, avviò la carriera imprenditoriale aprendo un’attività di catering, divenne presidente del club ufficiale dei tifosi del City e cominciò anche a scrivere per il magazine News of the World curando la rubrica di calcio. Nel febbraio 1958 però la sua vita segnò l’epilogo: inviato per la rivista a seguire il Manchester United per la partita di Coppa dei Campioni a Belgrado contro la Stella Rossa, l’aereo nel volo di ritorno dovette fare scalo a Monaco di Baviera a seguito delle pessime condizioni meteo.
Purtroppo al momento del terzo tentativo di decollo, la tragedia: a causa della coltre di neve sulla pista, il velivolo non riuscì a prendere il volo e l’aereo si schiantò contro la recinzione ed una casa limitrofa, provocando la morte di 23 dei 44 passeggeri fra cui 8 calciatori e tre componenti dello staff tecnico. Anche due reporters persero la vita, fra cui appunto Frank Swift, la cui cintura di sicurezza gli recise l’aorta e provocandone la morte mentre veniva trasportato all’ospedale. A soli 44 anni lasciò la moglie e due figli. Fra i sopravvissuti invece vi era Matt Busby, tecnico dei Red Devils e compagno di squadra i tempi del City.
Nel 1998 fu uno dei quattro calciatori del Manchester City inclusi nella Top 100 delle Leggende della Premier League oltre che ad essere ammesso nella Hall of Fame del City.