Francisco Lázaro: l’assurda morte alla maratona di Stoccolma 1912

Le Olimpiadi possono essere lo scenario di clamorose imprese, vittorie sorprendenti od anche terribili tragedie, come la storia  del portoghese Francisco Lázaro.

Nato il 21 gennaio 1888 a Lisbona nel quartiere dove ha sede il Benfica, Francisco Lázaro lavorava come carpentiere in una fabbrica di automobili (siamo all’inizio del XX secolo) la mattina mentre il pomeriggio si allenava con la sezione di atletica leggera del Benfica. La sua specialità era la maratona, una prova in cui fu ben tre volte campione portoghese.

Lázaro prese parte alla maratona delle Olimpiadi di Stoccolma nel 1912. Prima della gara, quasi profeticamente, disse: “O vinco o muoio”. Nonostante si tenesse in Svezia, il giorno della maratona, il 15 luglio 1912, fu particolarmente caldo, con temperature massime di 32ºC.

Francisco Lázaro commise però un terribile errore: per evitare scottature, l’atleta si era spalmato di grasso sul corpo. Lázaro iniziò la corsa in testa al gruppo, ma con il progredire della gara cominciò a rimanere staccato

Al chilometro 29 della corsa, Lázaro iniziò a barcollare e cadde più volte, finché non riuscì più a rialzarsi. Un medico gli applicò subito del ghiaccio e venne portato d’urgenza in ospedale, dove gli venne diagnosticata in modo scioccante una meningite. A poche ore dal ricovero, morì. Aveva 24 anni.

L’autopsia ha rivelato che Francisco Lázaro era morto per l’estrema disidratazione. A causa del sebo che era stato imbrattato sulla pelle, i suoi pori erano chiusi e non era in grado di sudare correttamente , il che determinò uno squilibrio elettrolitico dei fluidi corporei. A ciò si aggiunse che Lázaro, a differenza della maggior parte degli atleti, non si era coperto la testa durante la gara, e poi si seppe che prima della gara aveva consumato terebentina, acido acetico e stricnina.

Il fine settimana successivo si tennero nello stesso stadio olimpico il funerale, a cui parteciparono 23.000 persone . $ 3.800 sono stati raccolti per la sua vedova e in seguito venne eretta una statua in suo onore lungo il percorso della maratona. A Lisbona, inoltre, c’è uno stadio con il suo nome, casa del CF Benfica (niente a che vedere con l’SL Benfica, il bravo ragazzo).


Davide Bernasconi

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