Ferencváros è il nome di una delle squadre di ungheresi della capitale Budapest, fondata nel 1899 e oggi occupa le posizioni di leadership nel campionato nazionale magiaro.. Il club, soprannominato Green Eagles (Aquile Verdi), è gestito da Serhiy Rebrov e ha Gabor Kubatov come presidente.
La squadra di calcio ungherese non non ha ripresentato alcun progetto di cambiamento del suo stemma da molti anni. La dice lunga sul loro carattere fondamentalista e conservatore del club e mostra il valore del patrimonio e della qualità.
Il logo del club è costruito secondo i principi fondamentali dell’identità visiva sportiva: è minimalista, luminoso e ha un bell’aspetto sull’uniforme della squadra.
Lo stemma circolare Ferencvarosi presenta un motivo a strisce verticali verdi e bianche, dove ogni striscia è delineata in oro. Il motivo è racchiuso in una cornice bianca arrotondata con un contorno dorato, dove il marchio verbale principale “Ferencvarosi Torna Club 1899” è scritto in spesse lettere utilizzando il carattere sans-serif dorate.
Al centro dell’emblema c’è un altro elemento bianco: uno stendardo leggermente arcuato con un contorno dorato e “BPEST.IX.K” dorato.
Le tre stelle a cinque punte nella stessa tonalità di oro sono posizionate sopra il distintivo circolare per celebrare le vincite del club. Nella parte inferiore dello scudo si trova un simbolo verde arrotondato astratto con delicati dettagli bianchi, che divide il segno della data “1899” in due parti.
Ferencvaros: la storia
La storia del club più titolato d’Ungheria torna ad incrociare la strada di un club italiano in Europa dopo molti anni e curiosamente, fu proprio la Juventus a saggiare la forza del club della capitale.
I bianconeri persero la finale della 7ª edizione della Coppa delle Fiere, esattamente il 23 giugno 1965, con il punteggio di 1-0, disputata di fronte al pubblico amico del Comunale di Torino ed arbitrata dal direttore di gara svizzero Gottfried Dienst, divenuto celebre l’anno seguente quando dirigerà la finale dei Mondiali di Inghilterra 1966 fra i padroni di casa e la Germania Ovest, assegnando il celebre goal fantasma di dell’inglese Geoff Hurst, convalidato anche e su indicazione del guardalinee sovietico Tofiq Bəhramov.