Ciclismo: la Parigi-Nizza che terminò a Roma

La Parigi-Nizza nacque nel 1933 grazie ad Albert Lejeune, direttore del quotidiano francese Petit Journal. Inizialmente era considerata una corsa d’allenamento, ma più tardi divenne punto fermo del calendario delle due ruote.



Fra i vincitori delle prime edizioni, non mancano gli assi del pedale come René Vietto, Louison Bobet e Jacques Anquetil. I fans affollavano le strade francesi sul finire dell’inverno ma, nel 1959, gli organizzatori vollero modificare il tracciato: il traguardo venne infatti posizionato a ben 800 km più a sud della città della Costa Azzurra, a Roma – Città Eterna, aggiungendo così ulteriori quattro giorni di corsa.

Il regolamento in vigore all’epoca proibiva di prolungare le corse a tappe, perciò in quella edizione la settima tappa, che doveva varcare il confine in Italia, partì da Mentone e non da Nizza e venne considerata come la prima tappa della corsa ad inviti Mentone-Roma, alla quale furono invitati tutti coloro che erano arrivati a Nizza. Un escamotage per arrivare alla Capitale.



Inoltre il leader della corsa in Italia avrebbe vestito la maglia verde, sancendo la vittoria dopo ben 1955 chilometri. Ed il vincitore avrebbe avuto l’onore di consegnare nelle mani di Papa Giovanni XXIII un messaggio da parte del Presidente del Consiglio Comunale di Parigi, una sorta di gemellaggio fra le due grandi città, alla luce del Giubileo che si sarebbe iniziato a celebrare in settembre.

La corsa fu una lotta a due fra la Helyett di Jacques Anquetil (al cui interno vantava nomi di spessore come Jean Stablinski, Shay Elliott e Andre Darrigade) e la St. Raphael di Roger Rivière, Gerard Saint e Raphael Géminiani.

Saint prese il simbolo del primato dopo la frazione a cronometro da Saint Mamert a Vergèze, mentre Anquetil conquistò la tappa battendo Rivière e lo stesso Saint. La corsa si movimentò ulteriormente due giorni dopo, con l’arrivo a Nizza; Jean Graczyk, compagno di squadra di Anquetil, prese la testa della classifica. Saint vinse il giorno seguente con arrivo a Ventimiglia. Tuttavia la compagine della Helyett riuscì a difendere la leadership di Graczyk che  trionfò nella classifica finale con soli 15 secondi di vantaggio su Saint.

Dei 96 partiti da Parigi, solo 46 completarono l’opera a Roma, dove vennero ricevuti in udienza dal Papa in Vaticano.

La lunghezza della corsa non incontrò però i pareri favorevoli degli atleti: addirittura la tappa finale li vede impegnarsi sui 254 km da Siena alla capitale. L’UCI, sull’onda delle pressioni ricevute, stabilì che l’anno successivo si sarebbe dovuto tornare all’antico.



Davide Bernasconi

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