Andreas Biermann: il calciatore che non vinse la depressione

Affronteremo oggi una questione delicata come quella dei disturbi psicologici degli atleti d’élite che spesso, faticano a riprendersi la loro esistenza e lo faremo con un atleta che, sfortunatamente, ha finito per togliersi la vita. Si tratta di Andreas Biermann.

Il 13 settembre 1980, Andreas Biermann nasce a Berlino Ovest. Inizia a giocare a calcio come difensore centrale nello SC Schwarz-Weiss Spandau, e a 17 anni entra nelle categorie inferiori dell’Hertha di Berlino.

Senza opportunità di salire in prima squadra, nel 2000 firma per il Göttingen 05. Nel 2002 viene acquistato dal Chemnitzer FC, dove trascorre due stagioni. Poi è andato al Neuruppin, dove ha avuto un’ottima stagione, che lo ha fatto firmare dall’Unione Berlino nel 2006. Gli anni seguenti, ha recitato in un breve passo dal Tennis Borussia di Berlino, e nel 2008 raggiunge lo storico club del St. Pauli.
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Il 10 novembre 2009, il portiere di fama internazionale Robert Enke, che ha giocato per il Borussia Mönchengladbach, il Barcellona e la nazionale tedesca, si toglie la vita lasciandosi cadere sotto un treno. Dieci giorni dopo, Andreas Biermann spiega in una conferenza stampa che anche lui soffriva di depressione e che aveva già tentato il suicidio almeno una volta. Soffriva di dipendenza dal gioco ed era in cura. Disse che la notizia della morte di Enke lo aveva incoraggiato a rendere pubblica la sua malattia.

Nel 2010 si conclude il suo contratto con il St. Pauli e nel 2011 passa allo Spandau. Quell’anno pubblicò anche un libro, “Rote Karte Depressione” (Depressione: cartellino rosso) che raccontava la sua esperienza con la depressione. Nel febbraio 2012 ammise di aver tentato nuovamente il suicidio. Più tardi, quell’anno, iniziò la carriera come allenatore di giocatori a Spandau, ma le cose non andarono bene.

Decise di iniziare a studiare psicologia per aiutare le persone a risolvere i loro problemi. Era sposato e aveva due figli, ma alla fine aveva divorziato.

Il 18 luglio 2014, Andreas Biermann non andò dai suoi figli ad un appuntamento programmato. Il suo cellulare, la cui melodia di attesa era la canzone di Louis Armstrong What a Wonderful World , suonava libero ma non rispondeva alle chiamate. Suo padre iniziò a temere il peggio. I pompieri andarono a casa del calciatore e lo trovarono morto nel suo letto. Si era suicidato a 33 anni .

La morte di Andreas Biermann mise nuovamentein luce il dibattito sulla visibilità della depressione negli atleti d’élite. Nel suo caso, come in quello di Enke, la storia era finita male.

Infine un messaggio di incoraggiamento: se ne hai bisogno, rivolgiti ai professionisti .

Davide Bernasconi

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