Aldo Cantarutti è uno di quei personaggi che ha fatto la storia più fuori dal campo che sul prato verde, e non per colpa sua, ma per una famosa citazione che lo fece salire agli onori della cronaca nel corso degli Anni 80, quando i cosiddetti B-movie non avevano ancora quel ruolo storico che poi gli è stato attribuito successivamente.
La carriera, sebbene non possa vantare trofei importanti per la vita di un calciatore come uno scudetto od una Coppa dei Campioni, recita però l’onesto percorso lavorativo di un atleta che seppe farsi valere in Serie A con 95 presenze, in cui impresse il suo segno con 21 reti. Mentre nella Serie B mise in fila 175 presenze con 47 reti.
Con un record che potrebbe far sbellicare dalle risate, se non che avrebbero potuto cambiargli radicalmente il corso della vita: ben 3 reti, non sono mai esistite nella realtà.
Aldo Cantarutti: la sua carriera
Cresce nelle giovanili del Torino, che gli da modo di esordire in Serie A il 10 aprile 1977 in Torino-Catanzaro, successo dei granata per 3-1. Lascia i piemontesi, che lo cedono per un biennio in prestito. Nel 1977-1978 gioca nel Monza, segnando 2 reti in 18 partite e passando di ruolo come ala sinistra.
Poi, un passaggio poco fortunato alla Lazio, in Serie A, con appena 9 gare disputate.
Svincolatosi dal Torino, passa nella 1979-80 al Pisa di Romeo Anconetani e mette a segno 6 reti in 24 partite.L’anno dopo, stagione 1980-1981, le reti raddoppiano, diventano ben 12 le segnature.
Il presidente del Catania Angelo Massimino nell’estate 1981 lo acquista per circa 900 milioni di lire. Segna 10 reti il primo anno, mentre contribuisce con 11 gol al ritorno in Serie A degli etnei nella successiva stagione.
Centravanti titolare del Catania 83/84, Cantarutti firmò subito una doppietta nell’incoraggiante vittoria del rossazzurri contro il Pisa, sua ex compagine, per quello che sarà il primo ed unico successo stagionale degli etnei. Ben presto, infatti, l’annata dei siciliani finì su un binario morto precipitando all’ultimo posto solitario.
La stagione che avrebbe dovuto lanciare Cantarutti nell’elite del calcio italiano, però gli riserva un poco gradito imprevisto: il 31 dicembre 1983, un infortunio costrinse l’attaccante al riposo forzato.:
La squadra retrocede all’ultimo posto, con 14 reti segnate, di cui 4 portano la firma di Cantarutti. E potevano essere cinque, se non fosse apparso il fantasma della VAR, allora solo nelle menti di pochi. Arriva il giorno di Catania-Milan e Aldo Cantarutti si rende autore di una sforbiciata che lascia di sasso il portiere rossonero Piotti: palla spiovente in area, stop di petto, controllo di coscia e girata al volo.
Se non fosse che la giacchetta nera di quel giorno, il signor Benedetti, non corre subito ad indicare il centrocampo, ma rimane fermo ed impassibile nell’area rossonera con il braccio alzato.
La splendida segnatura rimane solo nelle menti e nei ricordi dei nonni sulla sedia a dondolo annullata per gioco pericoloso. Un capolavoro sprecato e per soli sette minuti alla fine della partita. I giocatori rossazzurri protestarono in modo veemente, alcuni tifosi catanesi invasero il rettangolo di gioco. Per riportare la calma, in campo dovettero entrare anche i carabinieri. La scriteriata ed ingiusta decisione di Benedetti penalizzò una squadra già spacciata, ultima in classifica ed avviata a retrocessione certa. E siccome le sanzioni non vengono mai per nulla, lo stadio Cibali subì la pesante squalifica di ben 7 turni, per i tumulti che seguirono questa decisione.
Ma per il nostro attaccante, le storie tese non sono finite qui: Aldo entra, suo malgrado, anche in una celebre pellicola: nel film “Al bar dello sport”, Lino Banfi vince un miliardario 13 al Totocalcio grazie alla doppietta di Cantarutti in Juventus- Catania 1-2. Vittoria dei catanesi in rimonta. Nella realtà la partita finì con il successo dei bianconeri per 2-0, con insolita doppietta del compianto difensore Gaetano Scirea.
Lasciata Catania, il nostro Cantarutti gioca con Ascoli e poi nella 1986-87 va alla Atalanta (sempre in Serie A). Resta all’Atalanta anche in B e vi segnerà nella 1987-1988 il 4 gol più importante della sua carriera. Ma questa volta sarà reale. Timbra il gol dell’1-1 in trasferta contro lo Sporting Lisbona nei quarti di finale della Coppa delle Coppe 1987-1988 che vale la qualificazione dell’Atalanta alle semifinali. Nello stesso anno conquista la sua seconda promozione in carriera, rimanendo poi tra i cadetti, nel Brescia.
A ottobre 1988 viene acquistato dal Lanerossi Vicenza. È l’ultimo capitolo della sua carriera da calciatore: con i veneti torna a segnare conquistando la salvezza nel campionato di Serie C1. Poi lascia il calcio giocato.
Cantarutti ha anche avuto una brevissima parentesi azzurra. Il 21 febbraio 1979 Azeglio Vicini lo fece esordire con l’Under-21 nella partita contro la Nazionale maggiore Sovietica, perdendo 1-0. Non riuscirà mai più a vestire l’azzurro, se non fosse stato che quei tre goal fantasma…