Il 26 giugno 1988, la finale della Coppa di Romania si concluse bruscamente quando una delle squadre uscì dal campo e si rifiutò di tornare sui suoi passi.
La finale era uno dei Derby eterni della capitale rumena, tra i rivali di Bucarest della Steaua e la Dinamo. La Steaua si trovava nel mezzo di una imbattibilità di 60 partite che risaliva all’inizio della stagione 1986-87 e comprendeva i campionati del 1987 e 1988 e la Coppa rumena del 1987 (avevano anche vinto di recente la finale della Coppa dei Campioni del 1986 a Barcellona nella notte di Siviglia).
Il match era una rivincita della finale precedente. A pochi minuti dalla fine, con il punteggio fermo sull’1-1, l’attaccante della Steaua Gavril Balint mise in goal, certo di essere il match-winner della serata, ma venne segnalato per sua sfortuna una posizione di fuorigioco. Sconvolto dalla chiamata, i giocatori e lo staff della Steaua uscirono dal campo, secondo quanto riferito, spinti e condizionati dal sostenitore di più alto profilo del club, Valentin Ceauşescu, figlio del dittatore rumeno Nicolae Ceauşescu.
L’arbitro abbandonò la partita e consegnò il trofeo nelle mani dei giocatori della Dinamo. Ma il giorno successivo, il governo intervenne, dichiarando che il risultato maturato sul campo ( a dir la verità un pareggio…) avrebbe dovuto portare a dichiarare i vincitori della Steaua per lesa maestà.
Due anni dopo, dopo la caduta del regime di Ceauşescu, la Steaua rinunciò alla coppa e la offrì alla Dinamo, che rifiutò di accettarla. Il titolo della coppa di quell’anno rimase per sempre vacante.
La Steaua, nel frattempo, portò avanti la sua imbattibilità, estendendola a un totale di 119 partite di campionato e coppa.